29/11/2010, 00.00
PAKISTAN
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Asia Bibi teme per la sua vita, mentre si attende una decisione del governo

di Jibran Khan
I radicali islamici ancora sul piede di guerra contro l’ipotesi della grazia per la donna condannata a morte per blasfemia. I talebani annunciano che si opporranno in ogni modo, e il capo del consiglio sunnita minaccia “l’anarchia nel Paese”. Il marito: “Asia Bibi ha paura per la sua famiglia”.

Lahore (AsiaNews) -  I radicali religiosi in Pakistan hanno messo in guardia il Presidente dal rischio di suscitare un’ondata di pubblico sdegno se concede la grazia alla donna condannata per blasfemia. Questo scontro mette in luce le relazioni difficili che il governo ha con la religione ufficiale, in un Paese dove pochi desiderano essere considerati teneri con i nemici dell’islam.   Fondamentalisti religiosi sono scesi in strada a Lahore e a Karachi venerdì 26 novembre per mostrare la loro rabbia mentre il governo pakistano sta decidendo se concedere o meno la grazia a una donna cristiana condannata a morte per blasfemia. Molti musulmani pakistani si sentono offesi all’idea che la condanna a morte di Asia Bibi sia annullata.

Secondo alcune fonti, le manifestazioni erano organizzate da un’associazione vicina a Jamaat-ud-Dawa (JuD), un’organizzazione caritatevole proibita che è sospettata di legami terroristici dall’Onu. Il coordinatore capo del JuD, Qari Yaqub, ha detto ai dimostranti: “Faremo proteste a livello nazionale se il governo perdona quella donna cristiana”. Il capo del the Sunni Ittehad Council, Sahibzada Fazal Kareem, ha detto ad AsiaNews: “La grazia condurrebbe all’anarchia nel Paese. La nostra posizione è molto chiara, questa punizione non può essere cancellata”. Maulvi Faqir Muhammad, vice capo del Tehreek-e-Taliban Pakistan, ha messo in guardia il governo da serie conseguenze se concede la grazia alla donna, che è stata condannata l’8 novembre 2010 per blasfemia nei confronti del profeta Maometto. Faqir Muhammad parlava da un luogo segreto a un canale di notizie internazionali, e ha detto che i Talebani resisteranno a ogni tentativo di graziare Asia Bibi.

Il marito di Asia Bibi, Ashiq Maish, ha detto parlando in punjabi ad AsiaNews: “Asia è stata molto forte, in prigione. Ora è diversa. E’ affaticata mentalmente. Ha paura per la sua vita e per la vita della sua famiglia”. La casa della famiglia adesso è una stanza singola, in una stradina secondaria di una colonia cristiana. Un cartello allegro pende sul muro, come un segnale che ricorda la fede della famiglia: “Dio benedica la nostra casa”. Ma le pareti con la pittura a chiazze, i letti sporchi e il ronzio incessante delle zanzare parlano di una situazione drammatica vissuta con paziente tranquillità.

Prosegue la campagna di AsiaNews per aiutare Asia Bibi. Continuano a giungere firme di adesione, e ci si avvicina a quota 6mila. Mandate una mail a: salviamoasiabibi@asianews.it  

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