Ashraya, un rifugio per centinaia di ragazze madri nella caotica Mumbai
di Santosh Digal
Fondato nel 1992, il centro di accoglienza è gestito dai gesuiti e dalle Suore adoratrici di Mumbai. Dal 2006 oltre 600 le donne assistite da volontari religiosi e laici. Suor Jane: “Aiutiamo le donne a guardare la propria vita con occhi diversi e a sentirsi amate”.
Mumbai (AsiaNews) – Aiutare le donne vittime di violenze a riprendere in mano la propria vita e ricongiungere famiglie distrutte. E’ questo lo scopo di Ashraya, casa di accoglienza gestita dai Gesuiti e dalle Suore adoratrici di Mumbai. Fondato nel 1992, il centro è diventato un rifugio per le tante ragazze madri vittime di violenze familiari, povertà e prostituzione. Dal 2006 a oggi oltre 600 ragazze hanno avuto l’opportunità di rifarsi una vita, grazie a programmi di inserimento nel lavoro, assistenza psicologica e spirituale offerta da religiosi e volontari laici. Asharaya fa parte di una rete di 16 case per accogliere poveri, orfani e malati, diffuse in tutta la città.
“Le madri single sono una parte vitale della nostra società – afferma suor Jane responsabile del centro - per una donna sopravvivere da sola in questa città è una vera sfida”.
La religiosa cita la storia di Rajshree, giovane donna del West Bengal, giunta a Mumbai in cerca di lavoro dopo essere stata abbandonata dal marito al secondo mese di gravidanza. Finita nel racket del traffico umano, Rajshree aveva deciso di suicidarsi. A salvarla una volontaria di un centro di recupero che ha convinto la ragazza ad entrare nel centro di recupero. Dopo due mesi la giovane ha dato alla luce il figlio e grazie all’intervento di religiosi e psicologi è riuscita a ricongiungersi con il marito.
“Molte donne vengono da noi per trovare un conforto dopo l’abbandono del coniuge – racconta suor Jane – alcune di loro riescono a ricomporre la propria famiglia. Altre invece rimangono e dopo alcuni mesi riescono a reinserirsi da sole nella società. Tuttavia mantengono i contatti con la nostra realtà”.
La religiosa spiega che Ashraya è molto più di centro di riabilitazione. Il centro aiuta le donne a guardare la propria vita con occhi diversi a sentirsi amate, recuperando la fiducia in loro stesse.
"E’ più facile lavorare con ragazze che hanno un problema recente e sono disposte a farsi aiutare – racconta - ma la grande sfida è con coloro che hanno vissuto traumi profondi e dolorosi”. Per questi casi il centro si avvale della consulenza di medici specializzati. A questi programmi accedono anche donne della classe media colpite da depressione. La religiosa sottolinea che tutte le cure sono gratuite e per questo Ashraya ha sempre bisogno di donazioni.
"Abbiamo fede nelle provvidenza di Dio – sottolinea suor Jane - Egli ci ha creato e ha un disegno preciso su ognuno di noi. Il nostro piccolo contributo è dare amore, attenzione cura e sostegno a tutti coloro che si rivolgono a noi”. “Dio – conclude la religiosa – ha offerto suo Figlio per salvarci. Il sacrificio che facciamo serve per contribuire all’opera del Signore su questa terra”.
“Le madri single sono una parte vitale della nostra società – afferma suor Jane responsabile del centro - per una donna sopravvivere da sola in questa città è una vera sfida”.
La religiosa cita la storia di Rajshree, giovane donna del West Bengal, giunta a Mumbai in cerca di lavoro dopo essere stata abbandonata dal marito al secondo mese di gravidanza. Finita nel racket del traffico umano, Rajshree aveva deciso di suicidarsi. A salvarla una volontaria di un centro di recupero che ha convinto la ragazza ad entrare nel centro di recupero. Dopo due mesi la giovane ha dato alla luce il figlio e grazie all’intervento di religiosi e psicologi è riuscita a ricongiungersi con il marito.
“Molte donne vengono da noi per trovare un conforto dopo l’abbandono del coniuge – racconta suor Jane – alcune di loro riescono a ricomporre la propria famiglia. Altre invece rimangono e dopo alcuni mesi riescono a reinserirsi da sole nella società. Tuttavia mantengono i contatti con la nostra realtà”.
La religiosa spiega che Ashraya è molto più di centro di riabilitazione. Il centro aiuta le donne a guardare la propria vita con occhi diversi a sentirsi amate, recuperando la fiducia in loro stesse.
"E’ più facile lavorare con ragazze che hanno un problema recente e sono disposte a farsi aiutare – racconta - ma la grande sfida è con coloro che hanno vissuto traumi profondi e dolorosi”. Per questi casi il centro si avvale della consulenza di medici specializzati. A questi programmi accedono anche donne della classe media colpite da depressione. La religiosa sottolinea che tutte le cure sono gratuite e per questo Ashraya ha sempre bisogno di donazioni.
"Abbiamo fede nelle provvidenza di Dio – sottolinea suor Jane - Egli ci ha creato e ha un disegno preciso su ognuno di noi. Il nostro piccolo contributo è dare amore, attenzione cura e sostegno a tutti coloro che si rivolgono a noi”. “Dio – conclude la religiosa – ha offerto suo Figlio per salvarci. Il sacrificio che facciamo serve per contribuire all’opera del Signore su questa terra”.
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