Ashfaq Fateh, cristiani e musulmani piangono la scomparsa di un “modello di attivismo”
Toba Tek Singh (AsiaNews) - Un modello di attivismo cristiano, come in passato lo sono stati Anthony Mathew e Clement Shahbaz Bhatti; persone che se ne sono andate (troppo) presto, ma che hanno lasciato la loro impronta sulla mappa del Pakistan e una via da seguire. Così Atif Jamil Pagaan, assistente sociale e direttore di Harmony Foundation, ha ricordato l'attivista cattolico pakistano Ashfaq Fateh, scomparso di recente dopo una breve malattia all'età di 41 anni. Le esequie si sono tenute il 20 aprile scorso nel distretto cittadino di Toba Tek Singh, provincia del Punjab, davanti a una folla immensa formata da cristiani e musulmani, di ogni genere ed estrazione sociale.
La sua scomparsa ha destato vivo cordoglio e partecipazione in tutta la comunità, che si è raccolta in preghiera per dare l'estremo saluto a una persona in prima fila nella lotta per lo sviluppo della minoranza cristiana e la sua presenza in seno alla società civile. Molte le testimonianze di affetto alla moglie Salomi, sposata nel 1997, con la quale aveva compiuto diversi viaggi (uno dei quali in India), una delle sue numerose passioni. Nelle scorse settimane i medici hanno tentato un intervento disperato per cercare di rimuovere un tumore al fegato, ma lo stadio della malattia era già avanzato.
Resta però la testimonianza di vita e di fede lasciata da Ashfaq Fateh, appassionato di media e comunicazione, amante dei viaggi e con un desiderio profondo di imparare le lingue - in particolare l'inglese - e migliorare il proprio (e non solo) livello culturale. Egli era inoltre molto legato a p. Bonnie Mendes, già coordinatore regionale per la Caritas e attivo nel sociale, che lo ha guidato a lungo nella formazione spirituale e scolastica. Infatti, è grazie al sacerdote che ha potuto avvicinarsi al mondo dei media - in particolare la televisione e i notiziari tv - e allo studio della lingua inglese.
Ancora giovane, Ashfaq ha rappresentato il Pakistan in un incontro fra cattolici di tutto il mondo che si è tenuto a Caracas, in Venezuela, grazie al visto ottenuto attraverso l'ambasciata iraniana. Un documento che gli è valso un passaggio a Teheran, dove ha incontrato i sacerdoti domenicani presenti nella Repubblica islamica. Il suo ricordo è legato all'attivismo ambientale, al desiderio di rafforzare il dialogo interreligioso e alla sua testimonianza di vita cristiana e cattolica, alla quale non ha mai rinunciato. Nel suo percorso ha inoltre diretto e guidato la Ravi Foundation, organizzazione non governativa che si occupa dei più bisognosi e ricoperto l'incarico di insegnante e preside della St. Peter High School.
09/01/2014
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