Arresti indiscriminati per legge: la polizia cinese potrà fare quello che vuole
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Nonostante gli appelli riformisti del premier Wen Jiabao, l'Assemblea nazionale del Popolo ha tramutato in legge la controversa e contestata riforma del Codice penale nazionale che permette alla polizia di arrestare e mantenere in stato di fermo fino a 6 mesi qualunque cittadino cinese, senza bisogno di avere l'autorizzazione del giudice. Nel frattempo il presidente Hu Jintao si appella all'esercito, che "deve mantenere la stabilità sociale in Cina".
L'emendamento al Codice penale era in vigore dallo scorso agosto, ma il passaggio in legge lo ha reso permanente. Dei 2.856 delegati presenti all'Anp (il "Parlamento" cinese, che si riunisce una volta l'anno e di fatto trasforma in legge le proposte presentate dal Politburo), 2.639 hanno votato a favore; 160 hanno votato contro mentre 57 si sono astenuti.
La pratica della detenzione in Cina passa attraverso 3 stadi diversi: arresto formale, detenzione formale e "residenza sotto sorveglianza". Il Codice penale precedente prevedeva l'impegno formale, da parte degli agenti, a imporre quest'ultima forma di detenzione soltanto in casi di flagranza di reato o di pericolo per la sicurezza nazionale. Con il nuovo emendamento, questo obbligo decade e di fatto il potere totale passa nelle mani della pubblica sicurezza.
Inoltre, come sottolineano diversi attivisti, l'accusa di "mettere in pericolo la sicurezza nazionale" è molto vaga, e viene usata in maniera troppo generica per arresti indiscriminati. Nel 2011, 3.833 dissidenti sono finiti in carcere. Di questi, 159 sono stati torturati in maniera ripetuta e hanno riportato delle menomazioni perenni. L'86 % di questi arresti non ha avuto alcuna base legale. L'unica nota positiva viene dall'obbligo, presente nel nuovo testo, di informare entro 24 ore i parenti dell'arrestato.
Tuttavia l'aumento delle proteste sociali e delle azioni legali contro questi arresti aumenta di mese in mese: per questo, il presidente Hu - che è anche leader della Commissione militare centrale - si è appellato ai margini dell'Anp all'esercito affinché "mantenga la stabilità sociale e la fedeltà al Partito". La forza militare è il pilastro su cui poggia il sistema politico mono-partitico cinese, tanto che il Segretario generale del Partito è anche presidente del Paese e capo delle Forze armate.