Arresti e censure contro le proteste e il problema curdo
Ankara (AsiaNews) - Almeno 86 curdi sono in arresto per i numerosi gli scontri avvenuti ieri nel decimo anniversario della cattura di Abdullah Ocalan, avvenuta il 15 febbraio 1999. Fondatore e leader del Pkk (Partito dei Lavoratori del Kurdistan, organizzazione separatista riconosciuta come terroristica da Europa e Stati Uniti), condannato a morte per tradimento, nel 2002 la pena fu commutata in ergastolo e da allora è detenuto sull’isola-prigione di Imrali, nel mar di Marmara.
Migliaia di curdi sono scesi in piazza nel sud-est del Paese, per protestare contro la sua detenzione e per invocarne la libertà. I curdi hanno lanciato pietre contro i blindati della polizia che ha risposto con gas lacrimogeni e idranti. Gli scontri manifestano la forte tensione ancora in atto tra la popolazione curda e Ankara, nonostante il governo stia cercando in tutti i modi, con le buone e con le cattive, di cancellare il “problema curdo” annientando i ribelli o assorbendo i civili nel contesto sociale turco. Ma si è ancora lontani da una soluzione realmente democratica.
L’opzione militare e le aperture
Da una parte infatti, da quando l’esercito ha ricevuto il mandato dal Parlamento (nel 2007), continua senza sosta l’operazione militare dell’aviazione turca nel nord dell’Iraq per sgominare le istallazioni logistiche del Pkk all’interno della Regione autonoma curda dell’Iraq. Diversi i raid compiuti: sarebbero in totale 1.049 i membri del Pkk “neutralizzati” in meno di due anni ed è ancora notizia della scorsa settimana l’uccisione di 13 ribelli curdi in territorio iracheno.Dall’altra, accanto agli sforzi militari, per tranquillizzare la popolazione turca di fronte alla quotidiana minaccia terroristica, lo Stato ha dato segnali di apertura lanciando, i primi di gennaio di quest’anno, un nuovo canale televisivo per i curdi – 20% della popolazione turca - nella loro lingua, così a lungo vietata. Film, documentari, programmi musicali, notiziari in curdo, 24 ore su 24, e lo stesso premier Recep Tayyip Erdogan, per l’inaugurazione di questo canale nazionale Trt6 ha pronunciato alcune parole in questa lingua. Ma fin dall’inizio l’iniziativa è stata accolta con diffidenza dai leader politici curdi, per i quali si tratterebbe di una mossa del governo per strappare consensi al Dtp (Partito della Società Democratica), l’unico partito curdo legalizzato e con seggi in Parlamento.
Anche le maggiori organizzazioni culturali nazionali hanno definito questa “mossa” un “inganno”, uno strumento di propaganda in più per il governo di maggioranza del partito islamico Akp guidato da Erdogan. A fine marzo ci saranno le elezioni amministrative e l'apertura di questo nuovo canale è denunciata come un ulteriore tentativo di “ammorbidire” gli elettori curdi, nella speranza di convincerli a votare Akp, visto che, dagli ultimi sondaggi, risulta in netto calo.
Censura
Molti artisti avevano accolto con entusiasmo l'invito del governo turco a partecipare alla nuova televisione. Ma ora cominciano a dare segni di disagio, visto che, in realtà, – ha denunciato l’artista curdo Ozan Yusuf – “su Trt6 non è possibile dire quello che si pensa”. Durante la sua partecipazione ad un programma gli è stato persino esplicitamente chiesto di non utilizzare termini quali per esempio “Amed” (Diyarbakir, in curdo) e “Berfin” (fiore), perché utilizzati da organizzazioni politiche. “Trt6 - confida amareggiato l'artista – ci usa per tenere in vita la politica di assimilazione da sempre portata avanti in questo Paese”. Oltre a questa censura interna, continua, ancor più grave, la censura pubblica. Ogni giorno personalità curde vengono denunciate e costrette a comparire in tribunale per aver usato la loro lingua madre. Il presidente dell'ordine degli avvocati di Diyarbakir rischia fino a tre anni di carcere per aver ordinato delle agende stampate in turco e in curdo; il candidato sindaco di Van, Bekir Kaya è di nuovo sotto processo per aver usato uno striscione con la scritta Wan (Van in curdo) ed è stato denunciato per aver pronunciato il suo discorso elettorale, lo scorso 28 gennaio scorso, in curdo.
Numerosi sono i deputati del Dtp sotto processo per aver usato il curdo nei loro discorsi e scritti elettorali; il sindaco della circoscrizione di Sur, Abdullah Demirbaş, nel 2007 è stato destituito dal suo incarico per aver distribuito dei volantini scritti anche in curdo; ed è in corso una causa contro l’attuale sindaco di Diyarbakır, Osman Baydemir, per aver consentito l’uso del curdo in manifesti e inviti e ieri gli è stato proibito di parlare alla folla.Diversi cantanti, scrittori e giornalisti, ma anche cittadini comuni, sono stati condannati per aver utilizzato la lingua curda. La denuncia è sempre la stessa: “nessuna altra lingua al di fuori del turco può essere usata in campagna elettorale”. Davvero incomprensibile questa democrazia turca.