Arrestato per corruzione il leader del più grande partito islamico
Dhaka (AsiaNews) – La capillare campagna anti-corruzione, sferrata dal governo ad interim del Bangladesh oltre un anno fa, ha portato all’arresto di un altro politico di spicco. Si tratta di Motiur Rahman Nizami, capo della più grande formazione islamica del Paese, il Jamaat-e-Islami. Il religioso conservatore avrebbe beneficiato dei proventi di alcuni contratti di affari ottenuti illegalmente quando era ministro nel precedente esecutivo del premier Khaleda Zia, leader del Partito nazionalista del Bangladesh (Bnp). La Zia ora è in carcere con le stesse accuse di corruzione, insieme ad oltre 100 tra parlamentari ed ex ministri un tempo protagonisti della scena politica del Paese. Tra di loro anche l’altra ex premier Sheik Hasina, guida del partito d’opposizione Awami League. Tutti si dicono innocenti. Nizami sostiene che le accuse contro di lui sono una mossa politica.
Dal gennaio 2007 il Bangladesh è retto dal governo provvisorio di Fakhruddin Ahmed, sostenuto dall’esercito. La nuova amministrazione ha preso il potere imponendo lo stato d’emergenza e promettendo elezioni democratiche entro dicembre 2008. Da allora ha portato avanti una vera e propria campagna per “ripulire e riformare dall’interno” i corrotti quadri delle due maggiori formazioni politiche del Paese - la Al e il Bnp - ma senza ottenere gli sperati consensi tra la popolazione. Finora il Jamaat-e-Islami, che ha un forte seguito tra le frange più estremiste, non era stato toccato. Gli analisti guardano con sospetto alle promesse del governo Ahmed. Si chiedono, ad esempio, come si potranno organizzare vere elezioni generali tra sei mesi se tutti i maggiori rappresentanti dei partiti politici sono in prigione.