Arrestato estremista indù accusato di avere violentato suor Meena
Bhubaneswar (AsiaNews) – La polizia ha arrestato la mattina dell’11 giugno l’indù estremista Pandit Bishimajhi, accusato di avere partecipato a 15 episodi di violenza, compresa la violenza sessuale contro una suora cattolica, nell’agosto 2008 durante la persecuzione anticristiana nel distretto di Kandhamal (Orissa).
Bishimajhi è stato latitante per oltre un anno e mezzo ed è stato trovato nel villaggio di Kudutulli in Kandhamal al termine di un paziente lavoro di indagine.
Soddisfazione in ambienti cristiani, in quanto, come dice ad AsiaNews padre Ajaya Singh, direttore dei servizi sociali dell’Arcidiocesi cattolica a Cuttack-Bhubaneswar, “egli è considerato l’organizzatore degli odiosi crimini nel Kandhamal. E’ stato detto che egli usò per 3 giorni la stazione di polizia per continuare il massacro. E’ anche il rappresentante locale del Bharatiya Janata Party, nazionalista indù. La gente deve iniziare ad avere fiducia nella giustizia. Deve anche iniziate un processo di riconciliazione [con la comunità sociale e con le autorità]”. “Sono abbastanza ottimista – ha proseguito padre Singh – che questo sia un segnale positivo. Comunque, insieme a un gruppo di avvocati cristiani, operatori sociali e attivisti per i diritti umani, continuerò a seguire la situazione”.
Secondo fonti locali, Bishimajhi ha fatto minacciare i testimoni delle violenze ed ha anche goduto di appoggi nella polizia. Ora che è stato arrestato, ci si aspetta che incuta minor timore e che testimoni delle sue malefatte abbiano il coraggio di venire a deporre.
L’arrestato è stato già accusato di avere preso parte e guidato gravi episodi delle violenze anticristiane dell’agosto 2008, tra cui la violenza carnale contro suor Meena (nella foto) e il pestaggio a sangue di lei e di padre Thomas Chellan e l’incendio del centro di servizi sociali e del centro pastorale della diocesi a Jan Vikas. Testimoni dicono che egli ha più volte proclamato che gli indù devono sempre perseguitare i cristiani, senza dover temere conseguenze.
Padre Dibya Parichha, coordinatore per l’arcidiocesi per le questioni legali legate alle violenze anticristiane, ritiene che il suo arresto può costituire un segnale preciso della riaffermazione della legge e del diritto e “dare sostegno al processo per costruire la pace e per un sviluppo adeguato della sicurezza e della giustizia a favore delle vittime” [delle violenze].