Arrestato ed espulso sacerdote cattolico a Riyadh
Sorpreso a celebrare la messa in un appartamento privato. Era in visita ai numerosi cattolici indiani che, come tutti i non islamici, non possono avere alcuna cura pastorale. Sono circa un milione i cattolici in Arabia Saudita.
Riyadh (AsiaNews) Un sacerdote cattolico indiano è stato costretto a lasciare ieri l'Arabia saudita. Era stato scoperto dalla polizia religiosa ad organizzare un incontro di preghiera in preparazione alla Pasqua. Arrestato il 5 aprile scorso, è rimasto nelle mani della polizia religiosa per 4 giorni e due giorni fa, sabato 8 aprile è ripartito per l'India. In Arabia Saudita è proibita la pratica di ogni religione differente dall'islam. Sono proibiti anche incontri tenuti in privato, fra amici, in casa.
Il sacerdote, p. George Joshua, appartiene al rito malankarico del Kerala (India). Con il permesso del suo vescovo, aveva organizzato una visita ai molti indiani cattolici presenti nel regno saudita.
Il 5 aprile scorso p. George aveva celebrato la messa in una casa privata, quando hanno fatto irruzione 7 poliziotti religiosi (muttawa) e 2 poliziotti ordinari. La polizia ha arrestato due persone, fra cui il prete.
La polizia religiosa saudita è conosciuta per essere spietata e spesso tortura i fedeli di altre religioni che vengono arrestati.
Secondo fonti di AsiaNews, in Arabia Saudita vi sono circa 400 mila cattolici indiani, ai quali è proibita ogni cura pastorale. Gli stranieri cattolici arrivano almeno fino a un milione: tutti loro, finché sono in Arabia Saudita, non possono partecipare ad alcuna messa. Per i loro figli, almeno 100 mila bambini, è proibito ogni catechismo.
Spesso, in occasione delle feste di Pasqua e Natale, i cattolici programmano delle vacanze negli Emirati, in Bahrein o Abu Dhabi, dove essi hanno per almeno una volta, la libertà di partecipare alla messa.
17/04/2018 13:06