Arrestati i giovani che hanno bruciato le immagini di Khomeini
Il procuratore generale di Teheran promette “tolleranza zero” contro i dimostranti, colpevoli di aver “insultato l’imam”. La guida suprema Khamenei accusa l’opposizione di “minare la rivoluzione islamica”. Mousavi respinge le accuse e annuncia “proteste pacifiche”. Fonti ministeriali: le rivolte sostenute anche da figure vicine alla leadership del Paese.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Le autorità iraniane hanno arrestato diverse persone con l’accusa di aver distrutto foto dell’ayatollah Khomeini, padre fondatore della Repubblica islamica. Lo riferiscono oggi i media di Stato, secondo cui i fermati appartengono a gruppi che hanno animato le proteste del 7 dicembre scorso. Mir Hossein Mousavi, leader dell’opposizione, condanna la profanazione delle immagini di Khomeini e promette che le manifestazioni proseguiranno “in modo pacifico e secondo la legge”. Una risposta alle dure accuse lanciate ieri dalla guida suprema Ali Khamenei, che denunciava – senza fare nomi – il tentativo in atto di “minare la rivoluzione islamica”.
L’agenzia ufficiale Irna riferisce che Abbas Safari Dolatabadi, procuratore capo di Teheran, assicura “tolleranza zero” contro i manifestanti e sono già pronti i capi di imputazione contro gli arrestati. “Non avremo pietà – afferma Dolatabadi – contro quanti hanno insultato l’imam (Khomeini) e i funzionari a capo del sistema”. Non vi sono però, al momento, ulteriori informazioni sull’identità dei fermati e se appartengono al movimento studentesco che ha guidato le manifestazioni del 7 dicembre scorso.
Ieri, in un discorso trasmesso dalla tv di Stato, la guida suprema Ali Khamenei ha accusato l’opposizione riformista di aver violato la legge insultando l’ayatollah Khomeini. Egli ha invitato i leader delle rivolte antigovernative – pur non citandoli direttamente – a tornare “sulla buona strada”.
In merito alle contestazioni sul voto del 12 giugno scorso, che ha sancito la conferma del candidato conservatore Mahmoud Ahmadinejad, Khamenei ha ribadito che “le elezioni sono concluse” si sono svolte in modo “conforme alla legge” e non vi sono prove per “dimostrare la loro denuncia (di frodi elettorali)”. “Alcune persone – ha proseguito la guida suprema – hanno creato disordini e incoraggiato le persone a schierarsi contro il sistema… aprendo la strada ai nostri nemici senza speranza di minare la rivoluzione islamica”.
Immediata la replica del leader dell’opposizione Mir Hossein Mousavi, secondo cui “le persone hanno tutto il diritto di fare domande” e non devono essere “soffocate con la violenza”. Per il futuro egli assicura che “richieste e proteste” devono essere avanzate “in modo pacifico e secondo la legge”.
Mousavi era uno dei delfini di Khomeini, ha ricoperto la carica di primo ministro iraniano tra il 1980 e il 1988, durante la guerra con l’Iraq, e ha condannato fin dall’inizio quanti hanno bruciato le immagini del padre della Rivoluzione, una figura ancora oggi molto amata nel Paese. Il leader dell’opposizione spiega però che le immagini sono “false” e il gesto è opera degli ultraconservatori, i quali cercano pretesti per colpire quanti chiedono riforme in Iran.
Ieri, intanto, le forze di sicurezza hanno circondato il campus dell’Università di Teheran, intrappolando centinaia di studenti che protestavano contro “immagini montate ad arte dal governo” per screditare i leader delle rivolte. Nel 1979 la sollevazione degli studenti ha favorito la cacciata dello scià e l’ascesa al potere di Khomenei. Da mesi le università iraniane sono attraversate da continue ondate di protesta e si annunciano nuove dimostrazioni a fine mese, in concomitanza con la festa dell’Ashura (ricorrenza che celebra la morte del pronipote del profeta Maometto).
La repressione delle forze paramilitari iraniane si spiegherebbe, infatti, con il sentimento di “frustrazione” che serpeggia fra le autorità, incapaci di contenere le rivolte e di bloccare l’opposizione antigovernativa. Heidar Moleshi, Ministro dell’intelligence, parlando a un gruppo di esperti di legge vicini al regime ha confermato che “il movimento di opposizione ha fatto breccia anche fra figure di primo piano del Paese”. Forze che dovrebbero “difendere la guida suprema”, ha aggiunto il ministro, si sono unite a quanti lo combattono. “Le ultime trame – ha concluso – sono solo la punta di un iceberg che fluttua nell’oceano”.
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