31/01/2012, 00.00
ARABIA SAUDITA
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Arrestati, picchiati e insultati 35 cristiani “sorpresi” a pregare in Arabia Saudita

Un gruppo di etiopi era riunito in casa di uno di loro, quando la polizia ha fatto irruzione. Sono accusati di “commistione illecita” di persone di sesso opposto non sposate tra loro. Ma secondo Human Rights Watch, si è di fronte a un nuovo episodio di violazione della libertà religiosa.
Beirut (AsiaNews) – Sono stati arrestati, insultati, picchiati e sottoposti a vessazioni di ogni genere 35 etiopi cristiani, 29 dei quali donne, sorpresi a Jeddah, in Arabia Saudita, in una riunione di preghiera. La denuncia viene da Human Rights Watch (HRW), organizzazione per il rispetto dei diritti umani, che aggiunge che ora i 35 rischiano l’espulsione.

Gli etiopi si erano riuniti il 15 dicembre in casa di uno di loro per pregare, durante l’Avvento, quando sono stati arrestati.

A quanto uno degli uomini e due delle donne hanno riferito a HRW, essi sono stati portati prima in una stazione di polizia e poi trasferiti alla prigione di Buraiman. Qui, le donne sono state costrette a spogliarsi e sottoposte a perqusizione corporale, mentre gli uomini sono stati picchiati e insultati come “non credenti”.

Uomini e donne lamentano poi la mancanza di cure - una delle arrestate è diabetica – e condizioni igieniche discriminatorie tra prigionieri sauditi e non.

Dieci giorni dopo l’arresto, i prigionieri sono stati portati in tribunale dove sono stati costretti a porre le loro impronte digitali su un documento che non è stato loro permesso di leggere.

L’accusa nei loro confronti è di “commistione illecita” di persone di sesso opposto non sposate tra loro. E’ la violazione dl divieto che esiste in Arabia saudita di incontri tra uomini e donne.

L’accusa, secondo HRW, nasconde un nuovo episodio di intolleranza religiosa. In Arabia saudita l’unica religione ammessa è l’islam, ma dal 2006 le autorità del Regno si sono impegnate cn gli Stati Uniti a “garantire e proteggere il diritto dei non musulmani, che si riuniscono in casa, di pregare in privato”, mentre “è proibito pregare in publico per qualsiasi fede che non sia l’islam”.

L’organizzazione evidenzia, infine, come questo episodio arrivi a soli due mesi dalla fondazione da parte dell’Arabia Saudita del King Abdullah Bin Abdulaziz International Centre for Interreligious and Intercultural Dialogue.
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