Arginare la cultura della morte, il primo compito del nuovo pontefice
Sondaggio tra teologi cattolici in Corea del Sud sulle sfide del futuro papa e l'eredità di Giovanni Paolo II.
Seoul (AsiaNews) Arginare la cultura della morte e dialogare con le altre religioni, queste le sfide che il nuovo pontefice dovrà affrontare secondo un sondaggio condotto da uno dei due settimanali cattolici sudcoreani. Il Catholic Times, con sede nell'arcidiocesi di Seoul, ha chiesto a 100 teologi di 7 università cattoliche quali sono le questioni cruciali su cui la Chiesa deve lavorare nei prossimi anni. I risultati dell'inchiesta, a risposta multipla, parlano chiaro.
Per la maggior parte degli intervistati (40%) le sfide cruciali del futuro papa sono due: da un lato, arginare la cultura della morte che soprattutto in occidente si fa sostenitrice di aborto, eutanasia e clonazione umana; dall'altro, la missione e la testimonianza attraverso il dialogo con le altre religioni, anzitutto in continenti come Asia e Africa, dove la comunità cattolica è in minoranza.
Migliorare le relazioni tra la Chiesa universale e Chiese locali è il compito più importante secondo il 20%. Le chiese di Asia, Africa e America latina chiedono maggiore autonomia decisionale in questioni quale la nomina dei vescovi, la stesura di documenti e la traduzione di testi liturgici.
Secondo il 22% dei teologi il primo problema che la Chiesa dovrà risolvere è la carenza di vocazioni sacerdotali. Il 24% pensa che bisognerà incoraggiare i movimenti laici e rinverdire la partecipazione dei fedeli alla vita delle parrocchie. Per l'8%, invece, il compito più imminente del futuro pontefice sarà realizzare lo spirito del Concilio Vaticano II senza bisogno di pensare all'ipotesi di un terzo come alcuni hanno già chiesto.
Il sondaggio ha anche chiesto qual è l'eredità più grande lasciata da Giovanni Paolo II. Il 60% degli intervistati ha risposta: il suo "infaticabile" lavoro pastorale che con numerosi viaggi ha portato un messaggio di pace e riconciliazione a tutto il mondo. Per il 19% dei teologi le visite del pontefice nei 5 continenti hanno contribuito a diffondere giusti valori morali ad un'umanità che soffre conflitti e lacerazioni interiori.
Il determinante contributo del defunto pontefice al crollo del comunismo è stata la risposta del 40%, stesa cifra di chi ha citato l'impegno del papa per il dialogo interreligioso (41%). Aver lavorato a a favore dell'unità tra le Chiese è la risposta del 18%, mentre quella del 10% è stata la difesa dei diritti umani.
Secondo il 5% degli intervistati la richiesta di perdono per gli errori commessi dalla Chiesa in passato è stato un grande segno di coraggio e umiltà da parte dell'ultimo papa. Sempre il 5%, invece, ha apprezzato l'impegno di Giovanni Paolo II in difesa dell'identità della Chiesa cattolica, realizzatosi attraverso posizioni ferme e decise in ambito dottrinale e morale.
Nessuno degli intervistati ha scelto l'opzione in cui si citava la crescita del numero di fedeli cattolici nel mondo come il risultato più grande del pontefice.