11/03/2011, 00.00
INDONESIA
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Arcivescovo di Semarang: preghiere e digiuno, per vivere la Quaresima del Signore

di Mathias Hariyadi
Mons. Pujasumarta sottolinea come i “40 giorni di digiuno e abnegazione” preparino al “momento più alto della storia della salvezza”. Per arrivare a Cristo bisogna passare attraverso Maria e la recita del Rosario. Il prelato lancia una proposta: scrivere in un diario le riflessioni e condividerle con gli amici.

Jakarta (AsiaNews) – In tempo di quaresima, i fedeli sono invitati a pregare, contemplare e meditare perché “dopo 40 giorni di digiuno e abnegazione” siano “spiritualmente pronti a entrare nella settimana Santa” e vivere nel profondo “il momento più alto della storia della salvezza”. È l’invito proposto da mons. Johannes Pujasumarta Pr, arcivescovo di Semarang e subito rilanciato da altre diocesi, in una lettera pastorale ai fedeli per la Pasqua 2011.

L’iniziativa, spiega l’arcivescovo, è intitolata “Attraverso Maria a Gesù, 40 giorni di ritiro” e invita i cattolici ad applicare l’esperienza di Gesù nel deserto, nella vita di tutti i giorni. Il culto della Madonna ha un’osservanza particolare tra i fedeli indonesiani; grazie alla recita del Rosario, sarà possibile vivere con maggiore profondità il periodi di Quaresima, in attesa della Pasqua di risurrezione.

La proposta di mons. Pujasumarta ha “scioccato” la maggioranza dei cattolici, abituati a preghiere e periodi di ritiro ma non alla pratica degli esercizi spirituali nella vita di tutti i giorni. Tuttavia, il vescovo sottolinea che “questa pratica quotidiana” rafforza la fede e va introdotta ed esercitata “in modo graduale”. “Abbiamo a disposizione 24 ore al giorno e sette giorni alla settimana – precisa il prelato – e sono convinto che è necessario bilanciare le esigenze spirituali con quelle materiali.

L’arcivescovo di Semarang, città portuale dell’isola di Java, chiarisce che non è necessario ritirarsi in un convento o in un particolare edificio a pregare, ma è sufficiente trovare nel corso della giornata dei momenti da dedicare alla preghiera e al Rosario. “La Chiesa – commenta – ci chiede a livello spirituale di meditare la storia della salvezza di Dio”. Interpellato da AsiaNews, il prelato aggiunge che “da buoni cattolici e figli di Dio” dobbiamo trasformare la nostra vita “in un dono per gli altri, ma soprattutto per quanti sono nel bisogno o vivono situazioni di emarginazione”. Per questo è necessario non solo partecipare alla messa domenicale e all’eucaristia, ma bisogna unire pure meditare sulla vita di Gesù e sulle nostre vita alla luce di quanto è scritto nella Bibbia.

“Lasciamo che sia la parola di Dio a cambiarci – conclude mons. Pujasumarta – chiedendo al contempo la sua benedizione, per accordare il nostro volere ai suoi insegnamenti”. Da ultimo, egli lancia una proposta: mettere nero su bianco in un diario i pensieri e le riflessioni, per condividere “l’esperienza di fede” con gli amici.

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