Arcivescovo di Mumbai: “La violenza anti-cristiana distruggerà il Paese”
di Nirmala Carvalho
Il presule, anche presidente della Conferenza episcopale indiana, parla ad AsiaNews della grande manifestazione convocata ieri dai gruppi cristiani contro l’aumento degli episodi di intolleranza religiosa ed avverte: senza libertà religiosa, l’India si sgretolerà.
Delhi (AsiaNews) – L’aumento delle violenze anti-cristiane “è irrazionale, crea dei danni enormi allo sviluppo del Paese e proietta all’esterno l’immagine di un India illiberale e fascista, che alla lunga distruggerà tutto quello che la sua popolazione ha creato”. E’ durissimo il giudizio dell’arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza episcopale indiana, mons. Oswald Gracias, che ad AsiaNews commenta la grande manifestazione di ieri, convocata dai gruppi cristiani contro l’aumento degli episodi di intolleranza religiosa.
Gli ultimi avvenimenti, spiega l’arcivescovo, “hanno dimostrato che la comunità cristiana dell’India non può rimanere ancora in silenzio, se vuole garantire la sicurezza dei suoi aderenti. Ho espresso la mia vicinanza ai dimostranti e, anche se non ho potuto partecipare di persona alla manifestazione, voglio che anche la mia voce si unisca a quanti chiedono al governo protezione per le minoranze e salvaguardia dei diritti umani dei cittadini”. D’altra parte, aggiunge il presule, “ho piena fiducia nei cittadini dell’India e nella sua Costituzione. Se il governo fa quello che la legge richiede, non vi saranno più problemi. L’Unione deve ascoltare il pianto di chi subisce violenza ed oppressione”.
L’aumento degli attacchi ai cristiani, secondo mons. Gracias, “è un segno di rottura all’interno di una società pacifica e civile. Esso rappresenta una grave violazione dei nostri diritti umani e della libertà religiosa che ci viene garantita. Alcuni Stati sono responsabili del clima di intolleranza che si respira sul loro territorio, e incoraggiano, seppur in maniera tacita, l’intolleranza, che causa dolore alla nostra nazione”. L’India, prosegue, “non può accettare un clima del genere, perché esso colpisce direttamente il nostro progresso. La nostra patria è conosciuta per la sua tolleranza e per il suo rispetto multi-culturale, e l’aumento di episodi di intolleranza proiettano una pessima immagine sulla nostra società. Il mondo intero ci guarda, e noi non possiamo presentarci così”.
Il rischio maggiore, sottolinea, “è proprio questo giocare con il fuoco. Chi è responsabile di atti di violenza contro una comunità che, come i cristiani, ha dato tanto alla nazione sin dai primi giorni della sua indipendenza non sa che sta rischiando molto. Siamo pochissimi, ma contribuiamo enormemente al buon andamento di parecchi servizi utili alla società, come la sanità e l’istruzione”. Il lavoro dei cristiani “è fornito con spirito patriottico e con lealtà: di fatto, non siamo secondi a nessuno per quanto riguarda contributi alla nazione e sviluppo. Eppure, il governo non ascolta il nostro dolore, ed i fatti rimangono gli stessi”.
“Io – conclude l’arcivescovo – prego affinché questa protesta abbia un impatto serio sui nostri governanti, e spero che un messaggio di tale portata non venga ignorato da chi può far smettere queste ingiustizie. Alla lunga, queste saranno disastrose per l’intero Paese”.
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