Arcivescovo di Mandalay: vivere la fede, per testimoniare Cristo ai birmani
Mandalay (AsiaNews) - Vivere a fondo "la nostra fede cristiana" è il primo passo nel cammino di evangelizzazione, cui va affiancato il "lavoro pastorale" e l'opera di sviluppo "a livello sociale", che passa attraverso l'educazione e la sanità. Così mons. Paul Zingtung Grawng, 74enne arcivescovo di Mandalay, nel centro del Myanmar, racconta ad AsiaNews il cammino missionario della sua Chiesa, il valore della fede cattolica nell'attuale contesto birmano. La nazione del sud-est asiatico - a lungo dominata da un regime militare - è in fase di grande cambiamento dopo le recenti riforme politiche promosse dal presidente Thein Sein, col sostegno della leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, e i cattolici possono contribuire in maniera attiva al progresso umano e sociale. "Perché credere e vivere in prima persona la fede - sottolinea il prelato - è il nostro modo di testimoniare".
Mons. Paul spiega che "l'opera di evangelizzazione" si muove in due direzioni: il "lavoro di pastorale della Chiesa" locale e lo "sviluppo sociale" attraverso "l'educazione, la sanità, la scuola"; anche queste diventano vie per testimoniare la Parola di Dio e il messaggio cristiano. L'apostolato diretto al popolo, continua l'arcivescovo, "non è facile" ma le festività diventano occasione "per far conoscere la nostra fede", i riti della tradizione e il loro significato più profondo.
Il prelato afferma che la Chiesa birmana, pur essendo giovane, è una "realtà che sta crescendo" ed è compito dei sacerdoti "trovare la via per promuovere il lavoro di pastorale". Egli sottolinea che "la devozione dei fedeli" è uno dei punti di forza del cattolicesimo locale, anche fra i membri del clero che vivono in prima persona il significato della Parola di Dio, le meditazione, la preghiera. Vi è però, aggiunge, il problema di migliorare "la formazione dei sacerdoti" e di rafforzare la proposta per "nuove vocazioni". Solo così sarà possibile dare un maggiore impulso all'opera evangelizzatrice, perché la proposta di vita consacrata sia abbracciata da un numero sempre più grande di fedeli.
La Chiesa locale è molto attiva "nel sostegno allo sviluppo delle persone attraverso l'educazione", con iniziative che guardano ai giovani; solo grazie allo "studio" e alla "qualità dell'insegnamento", continua mons. Paul Zingtung Grawng, è possibile "sviluppare la conoscenza" e acquisire "maggiore consapevolezza sulla realtà" circostante. In questo campo il contributo dei cattolici è essenziale e "può contribuire allo sviluppo di tutto il Myanmar". E non mancano i casi di conversione dal buddismo, specialmente dall'incontro diretto che avviene "all'interno dei matrimoni". "Nel vivere assieme - conclude il prelato - dalla testimonianza concreta nel quotidiano e dal vivere in comune" emerge la curiosità della domanda, il desiderio di scoprire la fede cristiana e, in alcuni casi, la richiesta del battesimo.
Per storia e tradizione, Mandalay è la seconda città più importante della ex Birmania dopo Yangon, centro economico e commerciale del Paese (la capitale è Naypyidaw, costruita dal nulla negli ultimi anni per volere della leadership militare). L'area urbana di Mandalay conta poco meno di un milione di abitanti ed è bagnata dal fiume Irrawaddy sul quale è sorto un porto che oggi è il crocevia di merci e prodotti. La città è uno dei più importanti centri per il buddismo locale. I cattolici dell'arcidiocesi sono circa 24mila su un totale di nove milioni di persone; il più importante luogo di culto è la cattedrale del Sacro Cuore di Gesù; il territorio è suddiviso in 30 parrocchie, nelle quali operano una cinquantina di sacerdoti.(DS)