Arcivescovo di Lahore: “Le urne hanno deciso, ora si lavori per la democrazia”
di Qaiser Felix
Il presidente della Conferenza episcopale, mons. Lawrence John Saldanha, sottolinea che i risultati elettorali dimostrano la volontà del popolo per una gestione del potere da parte delle forze civili e costituzionali. Raggiunto l’accordo fra popolari e Lega musulmana.
Islamabad (AsiaNews) – Con le elezioni, la popolazione pakistana “ha dato un chiaro e deciso mandato in favore di una completa gestione del potere da parte delle forze civili e costituzionali. In questo rientra un desiderio forte per l’indipendenza del sistema giudiziario, per la libertà di stampa, per una maggiore autonomia provinciale e soprattutto per una pacifica coesistenza fra religioni e culture di tutto il Paese”. Lo afferma in una dichiarazione il presidente della Conferenza episcopale ed arcivescovo di Lahore, mons. Lawrence John Saldanha, a commento dei risultati delle scorse elezioni parlamentari.
Le urne hanno sancito una netta vittoria del Partito popolare e della Lega musulmana N: inoltre, i risultati evidenziano una dura sconfitta delle frange estremiste anche nelle aree tribali, dove i talebani dettano legge. Nel testo, co-firmato dal segretario della Commissione giustizia e pace Peter Jacob, il presule aggiunge: “I partiti e la società civile devono cooperare per assicurarsi che il verdetto popolare venga rispettato e che la transizione verso la democrazia proceda in maniera pacifica”.
In quest’ottica, la Chiesa “ripete il suo impegno, insieme ad altri protagonisti della vita sociale del Paese, in favore della democrazia. Questa è l’unica strada per costruire una vera cultura della giustizia, della pace e dei diritti umani”.
Nel frattempo, continuano i colloqui fra le forze politiche del Paese per la creazione del prossimo governo, che sarà frutto di una coalizione. Asif Zardari, vedovo di Benazir Bhutto e co-presidente dei popolari, ha annunciato ieri sera di aver raggiunto un accordo con Nawaz Sharif, ex premier e guida della Lega musulmana: “C’è ancora molta strada da fare, ma il nostro sarà un governo congiunto”. Fra i temi trattati nei primi incontri, la richiesta di impeachment nei confronti del presidente Musharraf (che dovrebbe essere messo in stato di accusa per il golpe compiuto lo scorso novembre), e la restaurazione della Corte Suprema, decimata dalle purghe compiute dallo scorso novembre.
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