Arcivescovo di Colombo: cattolici, "seme di unità” per lo Sri Lanka
di Melani Manel Perera
Il prelato chiede ai fedeli di ricoprire un ruolo attivo nella creazione di un Paese capace di rispettare etnie, religioni e organizzazioni politiche. Egli invoca la fedeltà alla Madonna per sperimentare “un’autentica rinascita religiosa e naturale”. Ai genitori: siete custodi, non proprietari dei vostri figli.
Colombo (AsiaNews) – I cattolici dello Sri Lanka devono ricoprire un ruolo attivo, insieme alle altre comunità religiose, nella creazione di un Paese unito, che dia spazio e rispetto alle varie etnie, fedi religiose e organizzazione politiche. È l’appello lanciato da mons. Malcom Ranjith, arcivescovo di Colombo, durante la consegna annuale dei premi del St. Joseph College, nella capitale, tenutasi il 26 febbraio scorso. Rivolgendosi ai cattolici, il prelato ha chiesto di rafforzare la “fedeltà alla Madre Lanka” e pregare perché, attraverso la sua intercessione, possiamo sperimentare “un’autentica rinascita religiosa e nazionale”.
Mons. Ranjith (nella foto) ha invitato i fedeli a lavorare per creare uno “spirito di unità, riconciliazione e curare le ferite del Paese”. Lo Sri Lanka si è lasciato da poco alle spalle tre decadi di guerra civile e le contestate elezioni del gennaio scorso, che hanno confermato la presidenza di Mahinda Rajapaksa e determinato l’arresto del principale sfidante, il generale Sarath Fonseka.
“Gli organi esecutivo, legislativo e giudiziario – ha commentato il prelato – devono assicurare la legge e l’ordine, la giustizia e una vera pratica della democrazia e della libertà”. Ripercorrendo i 30 anni di guerra civile fra l’esercito di Colombo e i ribelli delle tigri Tamil (Ltte), che ha causato centinaia di migliaia di profughi, mons. Ranjith invita a “restituire alla loro terra gli abitanti originari” e auspica che la comunità Tamil “si senta parte integrante della nazione”.
Rivolgendosi infine a studenti e genitori del collegio cattolico, l’arcivescovo di Colombo ricorda a padri e madri che “non sono i proprietari dei figli, ma solo i loro custodi” e sono chiamati a guidarli “nel viaggio della vita”. Ai genitori si aggiunge il ruolo delle scuole cattoliche, “nutrimento di fede” per ogni alunno, conclude mons. Ranjith, e ogni gesto è compiuto per “condurre il bambino verso una santità di vita e in totale comunione con Dio”.
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