Arabia Saudita: liberazione a metà per i 12 migranti filippini accusati di proselitismo
Manila (AsiaNews/ Agenzie) – Le autorità saudite liberano il lavoratore migrante cattolico filippino arrestato lo scorso 1° ottobre a Riyadh insieme ad altri 11 connazionali – rilasciati il 3 ottobre - e 150 stranieri mentre assisteva a una messa celebrata da un prete francese. Al momento i 12 filippini sono stati affidati ai propri datori di lavoro e i rappresentanti dell’ambasciata di Manila in Arabia Saudita stanno negoziando con le autorità per il loro rimpatrio. Resta invece sconosciuta la sorte degli altri cattolici presenti alla messa.
Secondo Exxedin H. Tago, incaricato d’affari dell’ambasciata filippina, i 12 non sono ancora del tutto fuori pericolo. “Non è ancora chiaro – afferma – se il loro caso è stato archiviato. Essi sono stati accusati di proselitismo e se le autorità li giudicheranno colpevoli potrebbero ritornare in carcere”.
In Arabia Saudita è proibito costruire chiese e altri templi non musulmani, portare simboli religiosi, appendere immagini anche in casa. La polizia religiosa (muttawa) opera serrati controlli per far obbedire a queste regole. Solo raramente il governo permette celebrazioni della messa in privato. La facilità di impiego continua però ad attirare i migranti che sopravvivono alle terribili condizioni di lavoro, al rischio di conversioni forzate e di abusi sessuali.
Ai primi di settembre un’ infermiera filippina impiegata al Kharj Hospital è morta in ospedale, dopo essere stata stuprata e lasciata in fin di vita nel deserto dai suoi violentatori. Due settimane dopo, sempre a Riyad, tre infermiere del National Guard Hospital sono state rapite e stuprate mentre tornavano dal lavoro e giacciono ora in gravi condizioni.
In totale sono 8 milioni gli stranieri che vivono e lavorano nel regno. Secondo i dati della Philippine Overseas Employment Administration (Poea) dal 2007 al 2008 l’emigrazione verso il Medio Oriente ha visto un aumento del 29,5%.
17/04/2018 13:06