Aquino parla alla nazione, ma delude i filippini stanchi di utopie e proclami
Nel discorso sullo stato del Paese, il presidente espone i dati positivi della lotta alla corruzione e si dice pronto a difendere le isole del mar cinese meridionale dalle pretese cinesi. Nessun accenno ai temi caldi di lavoro e agricoltura. Fonti di AsiaNews lo ritengono preda di latifondisti, industriali e organizzazioni internazionali. In migliaia a Quezon City protestano contro la politica di Aquino.
Manila (AsiaNews) – Il secondo discorso sullo stato della nazione pronunciato oggi a Manila dal presidente Aquino, non convince la popolazione che lo giudica “utopico” e “privo di contenuti e proposte concrete”, soprattutto per i più poveri. Questa mattina oltre 10mila persone, soprattutto agricoltori, pescatori e operai hanno protestato a Quezon City, chiedendo al presidente di “uscire dal mondo delle utopie” e di trattare i cittadini come “persone concrete e non immaginarie”.
Nel suo discorso, Aquino ha parlato di riduzione della corruzione, aumenti di stipendi a esercito e polizia, lotta alla disoccupazione, sottolineando l’inizio del cambiamento del Paese. Riferendosi alla disputa con la Cina per il controllo delle isole del mar cinese meridionale, il presidente ha affermato la pronta volontà del governo nel difendere i propri territori anche con interventi militari se necessario. Tuttavia una fonte di AsiaNews fa notare la totale assenza di dati ed esempi concreti e la volontà di evitare temi caldi come lavoro e riforma agraria.
“A un anno dalla sua elezione – afferma la fonte - il presidente non ha ancora un obiettivo su cui lavorare e finora ha fatto solo proclami per il cambiamento del Paese. L’unica nota positiva del suo discorso è la volontà seria di combattere la corruzione, eliminando tutti quei funzionari governativi accusati di aver sottratto fondi dalle casse dello Stato”. Nei giorni scorsi il presidente ha nominato Conchita Carpio - Morales, ex giudice della Corte suprema, nuovo Ombudsnam (mediatore fra cittadinanza e amministrazione), rimpiazzando Merceditas Gutierrez, funzionario legato al governo Arroyo e sospettato di favoreggiamento della corruzione e sottrazione di fondi pubblici.
Eletto nel maggio 2010, Benino Aquino è stato considerato da popolazione e stampa, come l’uomo della rinascita filippina. Egli ha impostato la sua campagna elettorale sul cambiamento radicale del Paese, promettendo di liberarlo dalla corruzione frutto di 6 anni di governo Arroyo. In questi mesi Aquino ha perso molta della sua popolarità, deludendo coloro che lo ritenevano in grado di dare una netta sterzata al Paese nel breve periodo. In molti lo accusano di aver utilizzato i risultati ottenuti nella lotta alla corruzione come un diversivo per nascondere le difficoltà nel modernizzare il Paese e nell’erodere il potere dei grandi proprietari terrieri e industriali.
“Il presidente – afferma la fonte - è ancora preda dei gruppi di potere che da decenni dominano la scena politica ed economica filippina e a tutt’oggi non ha la forza per portare avanti quanto promesso”. “I nuovi finanziamenti a militari e polizia – spiega – e l’assenza di politiche agrarie lasciano intendere quanto egli tema per il suo governo, puntando sulla sicurezza e l’appoggio delle famiglie potenti”. A ciò si aggiunge la sudditanza a Onu e multinazionali, che da anni premono per l’approvazione della legge sul controllo delle nascite contestata invece da Chiesa e cattolici filippini. “Aquino non agisce né a favore né contro la legge – afferma la fonte - perché ha paura di perdere sia il consenso dei cattolici, alla base della società filippina, sia i fondi erogati da organizzazioni e società internazionali. Tuttavia oggi ha ribadito la sua vicinanza ai vescovi lodandoli per il loro lavoro a favore della popolazione”.
Secondo la fonte, le parole e alcuni risultati raggiunti dall’amministrazione Aquino lasciano intravedere un piccolo cambiamento rispetto ai precedenti governi. “La rinascita delle Filippine – sottolinea – potrà avvenire un giorno, ma sarà lunga e difficile da attuare”. (S.C.)
Nel suo discorso, Aquino ha parlato di riduzione della corruzione, aumenti di stipendi a esercito e polizia, lotta alla disoccupazione, sottolineando l’inizio del cambiamento del Paese. Riferendosi alla disputa con la Cina per il controllo delle isole del mar cinese meridionale, il presidente ha affermato la pronta volontà del governo nel difendere i propri territori anche con interventi militari se necessario. Tuttavia una fonte di AsiaNews fa notare la totale assenza di dati ed esempi concreti e la volontà di evitare temi caldi come lavoro e riforma agraria.
“A un anno dalla sua elezione – afferma la fonte - il presidente non ha ancora un obiettivo su cui lavorare e finora ha fatto solo proclami per il cambiamento del Paese. L’unica nota positiva del suo discorso è la volontà seria di combattere la corruzione, eliminando tutti quei funzionari governativi accusati di aver sottratto fondi dalle casse dello Stato”. Nei giorni scorsi il presidente ha nominato Conchita Carpio - Morales, ex giudice della Corte suprema, nuovo Ombudsnam (mediatore fra cittadinanza e amministrazione), rimpiazzando Merceditas Gutierrez, funzionario legato al governo Arroyo e sospettato di favoreggiamento della corruzione e sottrazione di fondi pubblici.
Eletto nel maggio 2010, Benino Aquino è stato considerato da popolazione e stampa, come l’uomo della rinascita filippina. Egli ha impostato la sua campagna elettorale sul cambiamento radicale del Paese, promettendo di liberarlo dalla corruzione frutto di 6 anni di governo Arroyo. In questi mesi Aquino ha perso molta della sua popolarità, deludendo coloro che lo ritenevano in grado di dare una netta sterzata al Paese nel breve periodo. In molti lo accusano di aver utilizzato i risultati ottenuti nella lotta alla corruzione come un diversivo per nascondere le difficoltà nel modernizzare il Paese e nell’erodere il potere dei grandi proprietari terrieri e industriali.
“Il presidente – afferma la fonte - è ancora preda dei gruppi di potere che da decenni dominano la scena politica ed economica filippina e a tutt’oggi non ha la forza per portare avanti quanto promesso”. “I nuovi finanziamenti a militari e polizia – spiega – e l’assenza di politiche agrarie lasciano intendere quanto egli tema per il suo governo, puntando sulla sicurezza e l’appoggio delle famiglie potenti”. A ciò si aggiunge la sudditanza a Onu e multinazionali, che da anni premono per l’approvazione della legge sul controllo delle nascite contestata invece da Chiesa e cattolici filippini. “Aquino non agisce né a favore né contro la legge – afferma la fonte - perché ha paura di perdere sia il consenso dei cattolici, alla base della società filippina, sia i fondi erogati da organizzazioni e società internazionali. Tuttavia oggi ha ribadito la sua vicinanza ai vescovi lodandoli per il loro lavoro a favore della popolazione”.
Secondo la fonte, le parole e alcuni risultati raggiunti dall’amministrazione Aquino lasciano intravedere un piccolo cambiamento rispetto ai precedenti governi. “La rinascita delle Filippine – sottolinea – potrà avvenire un giorno, ma sarà lunga e difficile da attuare”. (S.C.)
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24/06/2021 08:50
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