Appoggio condizionato ad Assad da Arabia ed Egitto
Chirac incontra il ministro degli Esteri saudita e torna ad ammonire la Siria a collaborare con l'inchiesta dell'Onu sull'assassinio di Hariri. Riyadh e Il Cairo disposti a salvare il regime siriano solo se "darà dei colpevoli".
Beirut (AsiaNews) - Si intensifica l'azione dei governi arabi per cercare di salvare Assad ed il suo regime, che rischia di essere travolto dall'inchiesta dell'Onu sull'assassinio dell'ex premier libanese Rafic Hariri, mentre continua la pressione occidentale perché la Siria collabori con l'Onu e a Damasco, seppur cautamente, si ode qualche voce di oppositori dell'onnipotente partito Baath.
Oggi il presidente francese Jacques Chirac ha detto che "in Libano il tempo delle interferenze e delle impunità è finito" ed ha ribadito, ricevendo il ministro degli Esteri saudita Saud al Faysal, che la Siria deve "cooperare senza restrizioni" con gli inquirenti dell'Onu che vogliono ascoltare anche il presidente Assad. Sempre oggi, l'ex vicepresidente della Siria, Abdel Halim Khaddam, le dichiarazioni del quale sono all'origine delle ultime richieste dell'Onu, ha affermato la sua "profonda convinzione" che Assad sia il mandante dell'assassinio di Hariri. Non poteva essere che il presidente Bachar Al-Assad, ha spiegato alla radio francese Europe 1, a dare l'ordine di uccidere Hariri, perché "non esiste un ufficiale della sicurezza che possa prendere una decisione di tali proporzioni".
Il viaggio del ministro degli esteri saudita a Parigi è, al momento, l'ultima tappa di un tour che vede impegnato il governo di Riad. Lo stesso Saud al Faysal, prima di Parigi, era stato, l'8, a Damasco. Il giorno prima il governo siriano aveva rifiutato la richiesta della commissione Onu di poter interrogare il presidente Assad. Al quale, secondo il Lebanonwire, Faysal aveva presentato "l'ordine" di re Abdullah di andare a Gedda. Lo stesso giorno Assad partiva per l'Arabia saudita, mentre l'agenzia ufficiale siriana 'Sana' annunciava un vertice incentrato sugli "sviluppi regionali e internazionali, marcatamente in Libano" e per "il rafforzamento dei rapporti fraterni" fra i due Paesi arabi.
Del tutto non annunciato, invece, il vertice del giorno successivo, il 9 gennaio, quando Assad è andato in Egitto per incontrare il presidente Hosni Mubarak. Un'ora di discussioni prima del rientro di Assad in Siria.
Appena una settimana prima, il 3, Mubarak e re Abdullah si erano incontrati a Gedda. Dall'incontro sarebbe scaturita la decisione di non abbandonare Assad ed il suo regime, a condizione che egli desse collaborazione alle richieste dell'Onu per trovare i colpevoli dell'assassinio di Hariri, eventualmente anche tra alti ufficiali siriani. Insomma, secondo informazioni raccolte dal quotidiano libanese L'Orient Le jour, "offrisse dei colpevoli"
A Damasco, tra manifestazioni "spontanee" favorevoli ad Assad ed il martellare della stampa di regime, ha fatto sentire la sua voce anche Hassan Abd El Rahman El Azim, portavoce del movimento democratico di protesta, che ha pubblicato mesi fa "La dichiarazione di Damasco" che chiede la destituzione del regime del partito Al Baath di Assad. Parlando con AsiaNews egli ha incluso le dichiarazioni di Khaddam "nel quadro di una rivolta che bisognerebbe favorire".