26/11/2008, 00.00
COREA
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Appello di intellettuali e leader cristiani al dialogo fra le due Coree

di Theresa Kim Hwa-yung
Essi auspicano la fine delle tensioni e il ritorno al tavolo delle trattative con il nord. Il governo sud-coreano ribadisce che la questione nucleare viene prima di qualsiasi accordo economico e teme la chiusura totale del complesso industriale di Kaesong, ultimo brandello di cooperazione. Pyongyang pubblica nuove foto di Kim Jong-il, senza specificare la data in cui sono state scattate.

Seoul (AsiaNews) – Mettere da parte una politica definita “miope” e promuovere relazioni di “pace e prosperità” con la Corea del Nord, le cui relazioni sono giunte a un “punto cruciale” e nel lungo periodo rischiano di deteriorarsi in maniera irreparabile. È quanto auspicano 39 personalità del mondo politico, religioso, economico e culturale sud-coreano riunite in un “Comitato per la normalizzazione dei rapporti intercoreani”.

Il partito conservatore alla guida del Paese, tuttavia, non intende arretrare di un passo in merito alla questione nucleare nord-coreana, così da far dipendere da questo ogni accordo economico. Park Hee-tae, presidente del Grand National Party, ribadisce che il sostegno della Corea del Sud si limita per ora  “agli aiuti umanitari” finché il regime comunista non dimostrerà “di aver messo da parte il programma nucleare”.

Park, molto vicino all’entourage del presidente sud-coreano Lee Myung-bak, critica le recenti prese di posizione di Pyongyang; egli rivendica un atteggiamento flessibile del governo che si scontra con un regime comunista “duro a comprendere”, che predilige la logica delle minacce al dialogo. Rompendo con la “sunshine policy” [la politica di mediazione intercoreana lanciata dall’allora presidente Kim Dae-jung ndr], il presidente Lee ha chiarito a più riprese che il suo governo non amplierà i progetti di cooperazione inter-coreana sino a che il Nord non abbandonerà le sue ambizioni nucleari. Park ha infine aggiunto che gli accordi sanciti nel corso dei due vertici del 2000 e del 2007 – e firmati dalla precedente amministrazione – sono “irrealistici” e “troppo onerosi” per le casse della Corea del Sud. Seoul non esclude nemmeno la chiusura totale del complesso industriale di Kaesong: lo riferisce Kim Ha-joong, Ministro dell’unificazione sud-coreano, durante una seduta parlamentare, sottolineando che essa sarebbe una ipotesi “spiacevole” ma che “non è da scartare a priori”.

Ma nel Paese si moltiplicano le voci che chiedono di tornare al dialogo e alla cooperazione, giudicando troppo inflessibile il governo di Seoul.

I promotori del comitato per la normalizzazione dei rapporti intercoreani annunciano, per il prossimo 2 dicembre, un convengo in cui verranno delineate le strade da percorrere per tornare al tavolo delle trattative. Una politica condivisa da 103 leader della chiesa protestante coreana, che non nascondono la preoccupazione per la situazione di crescente tensione fra i due Paesi. I cristiani chiedono al governo di favorire una “politica bilanciata volta alla cooperazione” piuttosto che esasperare notizie di “possibili e rapidi cambiamenti nella Corea del Nord”. Essi invitano inoltre le due parti a smetterla con “offese e diffamazioni reciproche”.

Ieri intanto la Corea del Nord ha diffuso altre foto di Kim Jong-il, senza specificare la data o il momento in cui sarebbero state scattate. Le immagini, pubblicate dall’agenzia ufficiale nord-coreana Korean Central News Agency (Kcna), ritraggono il “Caro Leader” mente visita fabbriche di cosmetici a Sinuiju, città a ovest del Paese. Prosegue quindi la propaganda governativa del governo comunista volta a placare le voci sulla malattia del dittatore, di cui non si hanno apparizioni pubbliche dalla metà di agosto. 

 

 

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