17/11/2004, 00.00
filippine
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Appello ad Arroyo: "azioni concrete" contro l'omicidio di giornalisti

di Sonny Evangelista
Le Filippine sono il secondo Paese al mondo (dopo l'Iraq) per giornalisti uccisi.

Manila (AsiaNews) - Andare "oltre la retorica" e fare "passi concreti" contro la serie di omicidi di giornalisti nel paese. Lo chiede l'Unione nazionale dei giornalisti filippini (NUJP) in una lettera aperta al presidente Arroyo. La NUJP ha organizzato questa mattina una manifestazione a Davao per denunciare le continue violenze contro gli operatori dell'informazione.

Venerdì scorso il giornalista Gene Boyd Lumawag è stato ucciso nella città di Jolo, nell'isola di Mindanao. Il giorno seguente ad Aklan è stato ucciso un altro reporter, Heherson Hinolan, di Radio Bombo. Lamawang è il 59° giornalista ucciso nelle Filippine dal 1986, il 9° nel 2004: in nessun caso sono mai stati trovati gli autori degli omicidi. La NUJP definisce "eloquente" il fatto che non nessun omicidio abbia mai avuto un colpevole.

All'indomani della notizia dell'uccisione di Lumawag – che i giornali filippini hanno diffuso in maniera accurata - la Arroyo ha ordinato alle autorità locali di condurre indagini rapide sul caso. La polizia di Jolo ha offerto una ricompensa di 100 mila pesos (1300 euro) per ogni informazione utile per trovare il killer: l'omicidio è stato compiuto in una zona commerciale, al tramonto, davanti a molti passanti.

La gente di Jolo ha però accolto con sarcasmo la notizia della ricompensa governativa: nessuno degli omicidi commessi a Mindanao ha mai trovato un colpevole. Alcuni abitanti di Jolo  interpellati da AsiaNews ritengono che Lumawag sia stato eliminato perché voleva denunciare la corruzione del governo locale. Un abitante, Jun-Jun Reyes, dice che "il giornalista è stato ammazzato perché andava in giro a riprendere i venditori" con la sua telecamera. "Gli omicidi qui non sono una cosa rara, possono accadere facilmente anche a causa delle molte armi che sono in giro illegalmente" afferma un altro cittadino di Jolo.

Nel suo appello la NUJP denuncia le violenze impunite contro i giornalisti, presentando un caso emblematico: a Mindanao nel 2002 è stato ammazzato il reporter Edgar Damalerio, alla presenza di testimoni che in seguito hanno identificato l'autore del delitto. "I testimoni, come pure i familiari dell'ucciso, sono sempre minacciati e le autorità non fanno niente per garantirne la sicurezza, anzi: essi sono stati privati dello status di individui protetti dallo stato", almeno fino a quando una campagna mediatica non ha permesso loro di rientrare nel programma di protezione.

La lettera dei giornalisti inoltre stigmatizza la politica delle autorità di elargire somme di denaro per chi offre informazioni decisive per arrestare i killer: "Il governo si ferma a questo, convinto che far balenare il miraggio di un premio sia sufficiente per dire di aver fatto qualcosa" per proteggere gli operatori dell'informazione.

Secondo la NUJP gli omicidi dei giornalisti non avvengono a caso, ma "in un contesto di mancanza di legge e di ordine nel paese, in cui gli omicidi sono diventanti una norma. In molti casi" denunciano i giornalisti filippini "gli agenti del governo – poliziotti e soldati – sono i primi sospetti di questi omicidi".

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