Ankara annuncia: corridoio umanitario per 10 mila profughi siriani
Ankara (AsiaNews/Agenzie) – La Siria si prepara a un altro venerdì di protesta mentre Ankara vuole aprire un corridoio umanitario nel nord dello Stato confinante per aiutare le migliaia di profughi ammassati a ridosso del confine. La notizia è stata data in forma anonima da un funzionario del ministero degli Esteri turco. “Ci sono attualmente più di 10mila persone lungo il confine turco-siriano, dall’altra parte del filo spinato. La decisione di aprire il corridoio umanitario sarà presa dopo aver osservato gli sviluppi ulteriori in Siria. Circa novemila profughi sono in un campo di raccolta in Turchia, a Yalalagi. Il corridoio umanitario sarebbe un passo ulteriore nell’iniziativa umanitaria. “Abbiamo deciso di aiutare i fratelli siriani nel loro urgente bisogno di cibo. E forniremo anche altri aiuti umanitari” ha dichiarato il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoğlu, aggiungendo che la autorità siriane sono state informate dell’intenzione di Ankara di operare nella parte siriana del confine.
In Siria oggi sono annunciate dimostrazioni contro il regime. Il governo continua nella sua azione di repressione militare. Truppe siriane su camion e carri armati stanno dirigendosi verso due città del nord-ovest, Khan Sheikoun e Maarat al-Numan. Dalle due città migliaia di persone sono scappate, dirigendosi verso il confine.
La televisione di Stato ha annunciato ieri notte che il cugino di Bashar al-Assad, Rami Makholuf, vuole rinunciare ai suoi interessi commerciali – che toccano un ampio ventaglio di attività, dalle telecomunicazioni alle costruzioni e al petrolio – e dare i suoi profitti in beneficenza. “Per quanto riguarda i suoi affari, saranno organizzati in maniera da creare posti di lavoro e sostenere l’economia nazionale. Non entrerà in nessun nuovo progetto che comporti guadagni personali per lui”, ha annunciato l’emittente statale. La decisione, secondo gli osservatori, indicherebbe la preoccupazione di Assad per il persistere delle proteste pubbliche. Il nome di Rami Makhlouf infatti è stato gridato durante le manifestazioni, e telefoni cellulari della sua compagnia, Syriatel, bruciati in segno di protesta.