Andrej Rublev, un santo russo celebrato anche a Roma
Un concerto tenutosi a san Giovanni il Laterano in onore del monaco iconografo. La celebrazione durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Le Chiese di occidente da sempre devote a santi russi. Ambasciatore russo: Un segno delle buone relazioni fra Federazione russa e Santa Sede.
Roma (AsiaNews) - Per la prima volta nella storia cristiana, un santo ortodosso è stato solennemente celebrato in una basilica cattolica a Roma. Si tratta del grande iconografo Andrej Rublev, morto il 29 gennaio 1430, a cui è stato dedicato un concerto il 20 gennaio nella basilica di S. Giovanni in Laterano, la più antica chiesa romana: è stato eseguito un oratorio di monsignor Marco Frisina, composto in onore del santo monaco, unendo le voci del coro Sinodale di Mosca, del coro diocesano di Roma e dell’orchestra sinfonica "Fideles et Amati".
Andrej Rublev è il simbolo della rinascita della Santa Russia dopo due secoli di dominazione tataro-mongola, quando agli inizi del XV secolo, proprio grazie allo splendore delle icone, il popolo russo riscoprì la propria identità cristiana e la missione nazionale, nella difesa della fede ai confini del mondo civilizzato. L’iconografo fu discepolo di S. Sergio di Radonezh, il santo che benedisse le armate del principe Dmitrij Donskoj, il primo a sconfiggere i tatari nella battaglia di Kulikovo del 1380. I suoi monaci si diffusero per le sterminate pianure russe ad annunciare il Vangelo, e le scuole di icone accompagnarono questa opera con grande efficacia.
La canonizzazione di Rublev, rimasta in sospeso per secoli, venne finalmente dichiarata nel Sinodo di Mosca del 1988, durante le celebrazione per il Millennio del Battesimo della Rus’. Fu il primo evento della “rinascita religiosa” russa dopo un altro “giogo”, quello ateo sovietico; il nome dell’autore della famosa icona della Santissima Trinità è tornato quindi ad accompagnare un nuovo inizio della storia cristiana della Russia.
Le sue icone, quasi tutte conservate alla Galleria Tretjakov di Mosca, sono così preziose da non poter essere esposte “in trasferta”; per questo la grande mostra di pittura russa, aperta in Vaticano al Braccio di Carlo Magno fino al mese prossimo, presenta opere “Da Dionisij a Malevich”, e propone bellissime icone dei primi discepoli dello stesso Rublev, ma non le sue. Il concerto a S. Giovanni colma in qualche modo questa “lacuna” del grande scambio culturale in atto tra la Russia e la Santa Sede negli ultimi tempi.
Comunque, il maestro iconografo è molto venerato anche nel mondo cattolico sia d’oriente che d’occidente. Del resto, i papi avevano ufficialmente ammesso alla devozione cattolica tutti i santi russi precedenti al 1439, quando gli ortodossi accettarono l’Unione con Roma al Concilio di Firenze. In seguito i principi e gli zar moscoviti rifiutarono la comunione con Roma, e proclamarono l’ideologia della “Terza Roma” moscovita, ultima salvezza del mondo cristiano, soprattutto dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453.
La storia della santità in Russia ha continuato a suscitare il rispetto e la partecipazione spirituale di tutto il resto del mondo cristiano fino ai tempi moderni, ricordando tra gli altri i santi starets ottocenteschi come Serafino di Sarov e gli asceti di Optina Pustyn’, e i tanti martiri del comunismo ateo nel Novecento. Proprio nei giorni della Settimana di preghiera per l’unita dei cristiani, il ricordo di Andrej Rublev incoraggia a vivere una dimensione più profonda delle divisioni storiche tra i cristiani, comprese quelle recenti tra le stesse Chiese Ortodosse.
Commentando l’evento nella basilica lateranense, Aleksandr Avdeev, ambasciatore russo presso la Santa Sede, ha sottolineato la sua importanza: “Una grande dimostrazione delle buone relazioni tra la Federazione Russa e la Chiesa Cattolica Romana... Non si tratta solo di scambio culturale, ma di un evento importante per tutta la storia del cristianesimo, e specialmente per i nostri tempi”.
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