Andhra Pradesh, arrestati otto cristiani pentecostali: pregavano in strada
di Nirmala Carvalho
Un centinaio di attivisti del Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss, gruppo ultranazionalista indù) li ha accusati di conversioni forzate, poi ha indotto la polizia ad arrestarli. Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic): “Cristiani senza tregua, il sistema è corrotto”. Oggi in Orissa una marcia per ricordare le violenze anticristiane del 2008.
New Delhi (AsiaNews) – “Non c’è tregua all’ondata anticristiana ed è allarmante che anche in assenza della legge anticonversione si manipoli il Codice penale per arrestare i cristiani”. Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), si scaglia contro l’ennesimo caso di soprusi contro cristiani. In Andhra Pradesh, lo scorso 23 settembre, la polizia ha arrestato otto pentecostali, accusati da un gruppo di attivisti indù del Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss, gruppo ultranazionalista indù) di conversioni forzate.
Gli otto pentecostali della Brethen Assembly Church stavano pregando in strada. Un centinaio di estremisti indù del Rss li hanno circondati, accusandoli di voler praticare conversioni. Per evitare il linciaggio, la polizia ha tentato di disperdere la folla, portando i cristiani in questura. Ma gli attivisti hanno raggiunto la stazione di polizia, e schierandosi fuori hanno costretto gli agenti ad arrestare il gruppo di cristiani secondo l’art. 153/A del Codice penale (promuovere l’inimicizia tra gruppi diversi per motivi di religione, razza, lingua o nascita).
“I cristiani – specifica Sajan George ad AsiaNews – non hanno violato alcuna legge e sono stati arrestati. Invece il gruppo indù ha causato disordini, disturbato l’ordine pubblico e fomentato il sentimento di sospetto nei confronti dei cristiani, restando impunito”.
Il presidente del Gcic ricorda poi il Rapporto internazionale sulla libertà religiosa pubblicato dal Dipartimento di Stato americano lo scorso 13 settembre. Il documento – aggiornato al dicembre 2010 – traccia una situazione schizofrenica: da un lato, il governo centrale indiano riconosce e garantisce la libertà religiosa, secondo la Costituzione; da un altro, alcuni Stati del Paese limitano tale diritto – e fomentano la persecuzione anticristiana di estremisti indù – applicando la legge anticonversione. “Il Rapporto del Dipartimento Usa – sottolinea Sajan George – motiva il protrarsi delle violenze anticristiane con la mancanza di poliziotti addestrati e un sistema giudiziario sovraccarico. Ma è l’intero sistema ad essere corrotto”. Soprattutto se “anche gli Stati sprovvisti di una legge anticonversione – conclude – possono manipolare il Codice penale”.
Intanto oggi, il Global Council of Indian Christians ha organizzato una marcia a Nandagiri (Orissa), per ricordare le violenze anticristiane nel Kandhamal del 2008. Nandagiri è una colonia dove sono state reinsediate 54 famiglie cattoliche e 17 pentecostali, scappate dai loro villaggi durante i pogrom e mai più riammesse.
Gli otto pentecostali della Brethen Assembly Church stavano pregando in strada. Un centinaio di estremisti indù del Rss li hanno circondati, accusandoli di voler praticare conversioni. Per evitare il linciaggio, la polizia ha tentato di disperdere la folla, portando i cristiani in questura. Ma gli attivisti hanno raggiunto la stazione di polizia, e schierandosi fuori hanno costretto gli agenti ad arrestare il gruppo di cristiani secondo l’art. 153/A del Codice penale (promuovere l’inimicizia tra gruppi diversi per motivi di religione, razza, lingua o nascita).
“I cristiani – specifica Sajan George ad AsiaNews – non hanno violato alcuna legge e sono stati arrestati. Invece il gruppo indù ha causato disordini, disturbato l’ordine pubblico e fomentato il sentimento di sospetto nei confronti dei cristiani, restando impunito”.
Il presidente del Gcic ricorda poi il Rapporto internazionale sulla libertà religiosa pubblicato dal Dipartimento di Stato americano lo scorso 13 settembre. Il documento – aggiornato al dicembre 2010 – traccia una situazione schizofrenica: da un lato, il governo centrale indiano riconosce e garantisce la libertà religiosa, secondo la Costituzione; da un altro, alcuni Stati del Paese limitano tale diritto – e fomentano la persecuzione anticristiana di estremisti indù – applicando la legge anticonversione. “Il Rapporto del Dipartimento Usa – sottolinea Sajan George – motiva il protrarsi delle violenze anticristiane con la mancanza di poliziotti addestrati e un sistema giudiziario sovraccarico. Ma è l’intero sistema ad essere corrotto”. Soprattutto se “anche gli Stati sprovvisti di una legge anticonversione – conclude – possono manipolare il Codice penale”.
Intanto oggi, il Global Council of Indian Christians ha organizzato una marcia a Nandagiri (Orissa), per ricordare le violenze anticristiane nel Kandhamal del 2008. Nandagiri è una colonia dove sono state reinsediate 54 famiglie cattoliche e 17 pentecostali, scappate dai loro villaggi durante i pogrom e mai più riammesse.
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