Ancora violenze per il rogo dei Corano. Nove morti in attentato suicida a Jalalabad
Kabul (AsiaNews) - E' di nove morti e 12 feriti il bilancio dell'attentato che questa mattina ha colpito l'aeroporto militare di Jalalabad (Est Afghanistan). Fra le vittime vi sono anche sei civili. Il kamikaze ha sfondato i cancelli a bordo di un auto e ha fatto esplodere l'ordigno durante il cambio di guardia, per uccidere il maggior numero di soldati. L'attacco suicida è stato subito rivendicato dai talebani che in un comunicato hanno definito l'atto come "una vendetta per il rogo dei Corano", avvenuto lo scorso 20 febbraio nella base militare di Bagram. Intanto salgono a 30 le vittime delle manifestazioni anti-americane che in questi giorni hanno sconvolto le principali città dell'Afghanistan.
L'attacco terrorista di Jalalabad ha spinto Francia e Gran Bretagna a richiamare in patria tutti i funzionari impiegati nei vari ministeri del governo afghano. Fonti di AsiaNews affermano che "per le strade di Kabul vi è un clima di caccia all'occidentale. Chi non è afghano ha paura ad uscire. Il personale diplomatico straniero ha ordini di non uscire dalle ambasciate".
Secondo le fonti il risentimento della popolazione verso i soldati statunitensi e stranieri è in continua crescita ed è fomentato dai media locali. In questi giorni tutti i giornali hanno puntato il dito contro la polizia accusata di aver sparato sui propri concittadini. "I talebani - affermano le fonti - stanno facendo leva sulla popolazione e sui partiti dell'opposizione per cacciare dal Paese i soldati stranieri e screditare il governo. Essi vogliono mostrare agli afghani cosa gli aspetterà in futuro: Stato di polizia, laicismo e mancanza di rispetto verso la religione".
Le fonti sottolineano che nella capitale vi è il timore di nuovi e più potenti attentati, anche contro obiettivi non militari. "Il rogo dei Corano - continuano - è stato un atto molto pericoloso e irresponsabile che potrebbe risvegliare il risentimento contro gli Stati uniti e i militari Nato in tutta la regione, in particolare in Pakistan, causando gravi ripercussioni sulla possibilità di una pace duratura nel Paese".
Per evitare nuove violenze, Hamid Karzai, presidente afghano, pur condannando ancora una volta il rogo dei libri sacri, ha invitato oggi tutta la popolazione alla calma. "Ora che abbiamo mostrato i nostri sentimenti - ha affermato - è giunto il momento di essere sereni e tranquilli". (S.C.)