31/05/2012, 00.00
INDIA
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Ancora nessun colpevole per il rogo alla chiesa del Kashmir. Paura tra i cattolici locali

di Nirmala Carvalho
La polizia non riesce a identificare i responsabili, nonostante i filmati delle telecamere di sicurezza. Brahmino indù convertito al cattolicesimo: “La comunità locale è abbandonata a se stessa; le autorità ecclesiastiche devono agire”. Vescovo di Jammu-Srinagar: “La situazione è tesa, ma la Chiesa in India ci sostiene con forza”.

Srinagar (AsiaNews) - Nessuna novità nel caso del rogo che ha rischiato di distruggere la chiesa Holy Family di Srinagar (Jammu e Kashmir), gettando la comunità cattolica in preda alla paura. A oltre una settimana dall'incidente, la polizia non ha ancora identificato i colpevoli, nonostante il parroco p. Mathew Thomas abbia loro fornito i video delle telecamere di sorveglianza. "Le immagini - spiega ad AsiaNews - non sono chiare, ma la polizia ha la possibilità di migliorarne la qualità". Secondo Predhuman Joseph Dhar, un brahmino indù kashmiri (pandit) convertito al cattolicesimo, l'apparente poca attenzione riservata al caso dalle autorità  è indice della condizione di "abbandono" in cui si trova la comunità cristiana nello Stato.

Secondo Dhar, quest'ultimo episodio "deve spingere la Chiesa in India ad aprire gli occhi in modo definitivo sulla situazione in cui vive la comunità cristiana qui". Il Jammu e Kashmir, unico Stato a maggioranza islamica e dotato di una propria costituzione, non riconosce le autorità ecclesiastiche come soggetti statali. "Questo - spiega il cattolico ad AsiaNews - ha indotto la Chiesa a credere che avere tre istituti scolastici fosse sufficiente come 'missione'". Ma educare e far crescere una comunità, aggiunge "passa anche per altro. Significa incoraggiare e sostenere soprattutto la popolazione locale, non solo chi proviene da altre parti del Paese per lavorare nei loro istituti".

Per Dhar, il rischio è che i cristiani diventino vittime della stessa pulizia etnica subita dai pandit agli inizi degli anni '90 dai fondamentalisti islamici. Nel 1990, lui stesso ha dovuto lasciare il lavoro (capo dell'Ufficio educativo del governo) e il Kashmir, per trasferirsi nel Jammu. "Non ho ricevuto alcun aiuto, e anzi, il mio esilio forzato è stato minimizzato da molti. Adesso, nemmeno in Jammu i cattolici si sentono più al sicuro; in Kashmir, sono ormai ridotti a zero. Lo stesso a Ladakh".

È meno negativo mons. Peter Celestine Elampassery, vescovo di Jammu-Srinagar. "La situazione è tesa - ammette ad AsiaNews -, è vero. I cattolici qui sono una minoranza e hanno paura di altri attacchi, sono preoccupati, e si sentono feriti per questa aggressione diretta al cuore della comunità. Tuttavia, la Chiesa in India ci sostiene con forza, ed è con noi  nella ricerca dei colpevoli". 

 

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