Anche l’Himachal Pradesh introduce una legge anti-conversione
È la prima volta per un governo retto dal Congress, partito da sempre contrario a queste normative, promosse per lo più dai nazionalisti. Simili leggi sono già in vigore in altri cinque Stati dell’Unione. La preoccupazione della Chiesa.
Shimla (AsiaNews) - Il governo dell’Himachal Pradesh, India settentrionale, ha varato una legge anti-conversione. Su proposta dalle fazioni nazionaliste, l’amministrazione locale, guidata dal Partito Congress, ha approvato la legge lo scorso 29 dicembre. La notizia è stata accolta con favore dal Bharatiya Janata Party (Bjp), all’opposizione, ma è fonte di allarme per le comunità di minoranza e soprattutto per i cristiani.
Kaul Singh, ministro della Giustizia, spiega che “secondo la nuova legge, se qualcuno è costretto a cambiare la sua religione senza consenso, avrà un mese di tempo per tornare indietro”. Previste inoltre pene severe per chi costringe o induce qualcuno a convertirsi.
Negli ultimi mesi, cinque Stati retti dal nazionalista Bjp o dai suoi alleati hanno introdotto o inasprito legislazioni di questo genere; lo scopo - a quanto dicono le autorità - è proteggere l’identità religiosa indiana e promuovere l’armonia sociale. Per l’Himachal Pradesh, però, si tratta di un caso particolare: è infatti la prima volta che uno Stato guidato dal Congress approva tale normativa verso la quale il Partito è sempre stato molto critico.
Già a novembre 2005, quando la legge era solo in fase di studio, la Chiesa cattolica indiana aveva espresso forti preoccupazioni per il fatto che “un altro Stato dell'Unione, che è sempre stata di stampo laico, stia cercando di attuare una legge anti-conversione”. L'arcivescovo Stanislaus Fernandes, segretario generale della Conferenza episcopale indiana, aveva detto ad AsiaNews: “Oltre alla legge, preoccupa il fatto che il ministero sociale della Chiesa venga analizzato e guardato con sospetto”.
Le fazioni di estrema destra in India stanno portando avanti una massiccia propaganda politica in cui sfruttano la religione per guadagnarsi voti; a questo scopo mettono in atto vere e proprie campagne di diffamazione verso i missionari cristiani, cattolici in particolare, accusandoli di convertire gli indù più poveri con l’inganno e la promessa di favori.
Mons. Fernandes ricorda che “per oltre un secolo, la Chiesa è stata coinvolta in maniera attiva per i poveri e gli emarginati di questa società e li ha aiutati in campo sanitario, educativo e sociale. Mai prima di ora queste attività erano state messe in dubbio”.
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