Anche la borsa di Shanghai cade nella censura su Tiananmen
Shanghai (AsiaNews/Agenzie) - Ieri, 4 giugno, anniversario del massacro di Tiananmen, anche la borsa di Shanghai è caduta preda della paranoia del regime cinese, che blocca ogni informazione sull'evento, costata la vita a migliaia di giovani, uccisi dall'esercito.
Il fatto è che ieri l'indice composito di Shanghai si è chiuso a 64,89: e 6-4-89 è la data del massacro. Siccome tutti i motori di ricerca hanno già un filtro che blocca le richieste su "6-4" (liusì), anche i dati borsistici sono stati bloccati. A chi domandava i risultati finanziari, ieri appariva il messaggio secondo cui "i risultati non possono essere esposti a causa dei regolamenti".
Il Sina Weibo,una specie di Twitter "made in China", molto frequentato, ieri ha allargato la censura non solo a "6-4", ma anche a "data del 4"; "oggi"; "carro armato"; "mai dimenticare" e naturalmente "Tiananmen". Fatto curioso: anche la parola "candela" è stata censurata perché ad Hong Kong e in Cina molti ricordano i morti di Tiananmen lasciando accesa una candela durante la notte
Nonostante ciò, alcune foto del massacro e quella dell'uomo davanti al carro armato (v. foto), divenuta un simbolo della resistenza dei giovani di fronte al dispotismo, sono state pubblicate e oscurate dopo pochi minuti.
La notte fra il 3 e il 4 giugno 1989 l'esercito per la liberazione del popolo è penetrata con armi e carri armati sulla piazza Tiananmen per "ripulirla" di alcune migliaia di giovani rimasti dopo l'ultimatum lanciato dal regime. Oltre un mese prima, i giovani studenti e operai avevano iniziato un sit in nella piazza chiedendo democrazia e la fine della corruzione. Quella notte sono stati uccisi centinaia e forse migliaia di giovani nella piazza e nelle strade adiacenti. Decine di migliaia sono stati imprigionati.
Secondo la fondazione Dui Hua (Dialogo), con base negli Usa, nelle prigioni cinesi vi sono ancora 12mila prigionieri, arrestati nella repressione dell'89. Il governo cinese ha sempre bollato il movimento per la democrazia come un gruppo "controrivoluzionario" e si è sempre difeso dalle accuse di massacro. Ma attivisti e genitori dei giovani uccisi chiedono ogni anno che si venga a conoscere chi ha dato l'ordine di uccidere i giovani e che venga capovolto il giudizio su di loro, per definirli non "controrivoluzionari", ma "patrioti".