12/03/2013, 00.00
SIRIA - UE
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Anche degli europei fra le milizie islamiche siriane

Per Gilles de Kerkhove, coordinatore europeo della lotta contro il terrorismo, i miliziani con passaporto europeo potrebbero compiere attacchi una volta rientrati nei loro Paesi. Inviato per Onu e Lega Araba in Siria: "L'Europa aiuti entrambe le parti a cercare una soluzione diplomatica del conflitto".

Damasco (AsiaNews/ Agenzie) - "I jihadisti con cittadinanza europea attivi in Siria potrebbero compiere attentati una volta ritornati nei loro Paesi". A lanciare l'allarme  è Gilles de Kerkhove, coordinatore europeo della lotta contro il terrorismo, che in occasione della Giornata della Memoria per le vittime del terrorismo ha invitato i Paesi dell'Ue "a proseguire i loro sforzi per fermare il dilagare dell'estremismo islamico nei loro Paesi".

"I terroristi - ha affermato - sono sempre alla ricerca di nuovi santuari da cui possono condurre le loro operazioni". Secondo Kerkhove, "mentre la maggior parte degli oppositori al regime di Bashar al-Assad lottano per il loro futuro, gli stranieri presenti sul suolo siriano sfruttano la situazione di conflitto e possono costituire una seria minaccia per l'Europa".

In un'analisi pubblicata nel dicembre 2012, il quotidiano tedesco Die Welt sostiene che oltre cento cittadini europei di religione islamica avrebbero risposto alla chiamata al jihad arruolandosi nelle milizie estremiste di al-Nousra e in altri movimenti islamisti armati. A confermare la tesi vi sono diversi filmati e fotografie diffuse sui social network che ritraggono uomini armati in posa con cartelli che richiamano alla loro provenienza europea. Uno di loro, Abu Ahmad al-Almani, cittadino tedesco (v.foto), ha aperto una pagina su Facebook in cui afferma: "Ora Abu Ahmad è un guerriero di Allah, e chiama i suoi fratelli tedeschi a seguirlo".

Mentre i Paesi europei sostengono i ribelli armati, compresi quelli islamici, con "materiali non letali", Lakhdar Brahimi, inviato speciale in Siria per Onu e Lega araba, ribadisce che "l'unica strada per fermare il conflitto siriano è la via diplomatica". In un incontro con i ministri Ue avvenuto ieri a Bruxelles, il diplomatico ha affermato che "la situazione in Siria si aggrava di giorno in giorno, e rischia di divenire peggiore di quella verificatasi in Somalia" nei primi anni '90. "Quella siriana - ha dichiarato Brahimi - è la guerra civile più pericolosa degli ultimi anni. Sono venuto a Bruxelles per chiedere ai Paesi europei uno sforzo per aiutare tutte le parti a raggiungere una soluzione pacifica ".

 

 

 

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