Anche ad Amman si vota per il nuovo Iraq
L'Onu è preoccupata per la sicurezza. Gli irakeni rifiutano di farsi fotografare o intervistare mentre sono in fila per farsi registrare.
Amman (AsiaNews) Tutto è pronto nella capitale giordana per far votare i circa 200 mila irakeni rifugiati nel paese dopo la seconda guerra del Golfo. Il problema, all'estero e in patria, rimane la garanzia della sicurezza. La registrazione dei votanti, apertasi il 17 scorso, si conclude oggi nei 12 seggi elettorali aperti per l'occasione: 8 sono ad Amman, 4 nelle città di Zaraq e di Irbid, nel nord del paese, dove risiede la maggioranza dei rifugiati. I votanti potranno recarsi alle urne dal 28 al 30 di questo mese per le prime elezioni democratiche irakene in oltre 40 anni.
Peter Erben, capo del programma per il voto all'estero, con base ad Amman, ha affermato che non vi saranno dilazioni alla data del 25 per la registrazione dei votanti. Erben, è rappresentante dell'Iom (International Organisation for Migration, Organizzazione Internazionale per gli Emigranti). Egli ha spiegato che la data è tassativa per verificare il numero e i nomi dei votanti ai diversi seggi, prima delle elezioni. Secondo dati forniti da Erben, dal 17 gennaio fino a pochi giorni fa, solo 188 mila espatriati irakeni si sono registrati in 36 città in tutto il mondo. Di essi almeno 11 mila sono in Giordania. Ma il loro numero cresce sempre di più. Si prevede che entro oggi almeno 1 milione di irakeni all'estero si registreranno per le elezioni fuori dell'Iraq, specialmente in Iran, Giordania e Siria.
Intervistato da AsiaNews, un rappresentante delle Nazioni Unite, che lavora nella Commissione Elettorale Indipendente in Iraq, e che ha chiesto l'anonimato, ha detto: "Abbiamo preparato le elezioni negli ultimi 8 mesi e abbiamo completato il nostro lavoro: ora sono pronte più di 5 mila seggi elettorali pronti per il 30 gennaio. La questione più importante è se la preoccupante situazione della insicurezza darà la possibilità agli irakeni di esprimere il loro diritto di voto".
In Giordania il coordinamento per la rete di sicurezza è stato messo in atto da tempo in tutti i seggi elettorali. Ma tutti esprimono cautela: i giordani temono che nei due giorni delle votazioni possano scoppiare episodi di violenza e attacchi terroristi.
Anche la registrazione ai seggi è avvenuta con dispiego di forze per la sicurezza; a chi si iscrive è garantito riserbo e confidenzialità. Molti irakeni rifiutano di farsi fotografare o intervistare mentre sono in fila a registrarsi: "Temo che gli oppositori alle elezioni mi riconoscano - dice un irakeno in Giordania e così attentino alla vita della mia famiglia e dei miei parenti in Iraq".
Per incoraggiare la gente a partecipare al voto, il governo ha lanciato una campagna con messaggi televisivi, opuscoli, volantini, che è costata milioni di dollari. Anche le piazze di Amman sono piene di poster che spingono gli irakeni a votare.
Di recente il governo di Amman ha proibito che si tenesse un seminario contro le elezioni irakene. Il seminario era organizzato da alcune associazioni professionali, dominate da fondamentalisti islamici e gruppi di opposizione irakena. Il governo ha giustificato il suo gesto dicendo che le associazioni di categoria non si devono mescolare alla politica. (ID)