Ambigue aperture ai fuori casta indù, nuove discriminazioni contro quelli cristiani
Delhi (AsiaNews) Con una dichiarazione a sorpresa, uno dei giornali di punta del Rashtriya Swayamsevak Sangh [Rss, formazione paramilitare di nazionalisti indù ndr] si è detto favorevole alla nomina dei fuori casta "anche a capi dei maggiori centri di pellegrinaggio indù".
Fino ad ora, la posizione dei nazionalisti indù era quella di ritenere i dalit indegni di celebrare i riti dell'induismo.
Il Panchjanya scrive infatti in un editoriale che "è arrivato il momento di consolidare la fratellanza indù e trattare i dalit così come vengono trattati coloro che si definiscono brahmini". Il giornale riconosce che "il misero stato in cui versano alcuni fra i maggiori templi indiani è da attribuire agli indù stessi" ed "esprime la speranza che i brahmini vogliano accettare questo suggerimento".
Il problema dei dalit e dei fuori casta in generale sta diventando sempre più preoccupante per la leadership nazionalista, che accusa i cristiani di convertirli con la forza ma si trova spiazzato davanti alle dichiarazione dei dalit stessi, che li accusano di aver rigettato i principi base della loro religione.
Tuttavia, non si ferma la discriminazione nei loro confronti. La Commissione per le minoranze ha infatti annunciato un nuovo ritardo per la presentazione del Rapporto sullo stato dei dalit, che non verrà pubblicato oggi ma "verso la fine" del prossimo marzo.
La Commissione deve indagare anche sui posti riservati per legge alle minoranze, fra cui spiccano i dalit cristiani, che molti attivisti denunciano essere "ignorati" dalle autorità.
Per protestare contro questa nuova dilazione, l'All India Catholic Union ha pubblicato un documento in cui chiede "a Sonia Gandhi ed a Manmohan Singh di vigilare affinché la lunga battaglia per i posti riservati dei dalit cristiani non venga sabotata dalla burocrazia nel governo e dalle corti di giustizia". (NC)