Amartya Sen: Narendra Modi non può diventare primo ministro dell’India
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) - Non accenna a placarsi in India la bufera mediatica che imperversa su Amartya Sen - noto economista e premio Nobel -, dopo le sue critiche a Narendra Modi, chief minister del Gujarat. In un'intervista all'emittente televisiva nazionale Cnn-Ibn, Sen ha dichiarato che "come cittadino indiano, non voglio che Modi diventi primo ministro", criticandolo per il suo modello di governo e per non aver "fatto abbastanza per far sentire le minoranze al sicuro", durante e dopo i massacri del Gujarat del 2002.
La Chiesa cattolica indiana ha sempre criticato l'operato di Modi, condannando il suo ruolo nei pogrom avvenuti nello Stato indiano e difendendo la comunità musulmana, principale vittima della carneficina.
Le parole dell'economista hanno scatenato una valanga di critiche dal Bharatiya Janata Party (Bjp), partito nazionalista indù a cui appartiene Modi e che potrebbe candidare il popolare chief minister del Gujarat in vista delle elezioni generali del 2014. Al punto che il parlamentare Bjp Chandan Mitra ha invitato Sen a restituire il Bharat Ratna, la più alta onorificenza civile indiana a lui conferita nel 1999.
Dopo questa richiesta Amartya Sen si è detto disponibile alla restituzione del riconoscimento e ha rivendicato la sua posizione su Modi, senza chiedere scusa. Originario del West Bengal, l'economista si è sempre definito ateo.
La critica più grave che Sen rivolge a Modi è che "avrebbe potuto essere più secolarista e avrebbe potuto far sentire le comunità di minoranza più al sicuro". Per capire che il modello di governo imposto da Modi non è buono, sostiene, "non è necessario essere membro di una minoranza".
Oltretutto, secondo il Nobel per l'economia (vinto nel 1998 per il suo contributo all'economia del benessere, ndr) gli indiani non vogliono una situazione in cui le minoranze "possono pensare in modo legittimo che nel 2002 c'è stata una violenza organizzata contro di loro".
Di recente Modi è stato nominato direttore della campagna elettorale del Bjp per le elezioni 2014, ma non ancora indicato come candidato ufficiale per la poltrona di primo ministro dell'India. Una scelta che ha scatenato molte polemiche - dentro e fuori dell'India - soprattutto per il suo ruolo mai chiarito nella carneficina del Gujarat, dove morirono più di 2mila musulmani per mano degli ultranazionalisti indù.