Amartya Sen: Il nuovo governo indiano dovrà essere laico e non fondamentalista
Mumbai (AsiaNews) - Un governo "guidato da un partito laico e non fondamentalista", istruzione di qualità per tutti i bambini, mezzi d'informa zione più responsabili e attenti ai bisogni dei poveri. Sono alcuni dei "sette desideri" espressi da Amartya Sen, noto intellettuale e premio Nobel per l'economia, al Jaipur Literature Festival (Jlf). Giunta quest'anno alla sua settima edizione, la rassegna ha ospitato l'intervento dell'economista il 18 gennaio scorso.
Nel suo discorso, egli ha indicato alcuni punti critici dell'India, suggerendo possibili soluzioni. Il primo pensiero è andato alle elezioni generali, che si terranno il prossimo maggio e dovranno eleggere il nuovo governo centrale. Riferendosi in modo indiretto al Bharatiya Janata Party (Bjp, opposizione), Sen ha detto di voler vedere "un partito che sia aperto ai mercati e agli affari, che non sfrutti la religione a scopi politici e non privilegi una comunità religiosa su tutte le altre". In passato, l'economista aveva criticato apertamente il Bjp, il partito nazionalista indù che sostiene gruppi fondamentalisti del Sangh Parivar, autori di attacchi contro le minoranze.
Il Nobel ha sottolineato "il bisogno serio di coltivare l'educazione classica, come le arti, le lingue e la cultura", e non solo la scienza e la tecnologia. Sempre in materia di istruzione e formazione delle nuove generazioni, egli ha ribadito "la necessità di scuole decenti, di vaccinare tutti i bambini, di bagni privati in tutte le case, e di un'istruzione di qualità condotta in un ambiente sostenibile per tutti".
Egli ha invitato poi i media indiani a "essere più responsabili e attenti ai bisogni dei più poveri, e non concentrati solo sul mondo del divertimento e delle brillanti opportunità economiche. Giornali e mezzi di informazione fanno bene a denunciare le sovvenzioni che sprecano risorse economiche o a parlare di irresponsabilità fiscale nel sostenere programmi di sussidio alimentare. Ma perché non mostrano anche lo sperpero di risorse per chi sta meglio?". Un esempio, ha raccontato Sen, è quello del blackout del luglio del 2012. "All'epoca - ha spiegato - circa 600 milioni di indiani rimasero al buio per due giorni. Eppure, nelle notizie nessuno ha notato che, di tutte quelle persone, 200 milioni vivono in un perenne blackout, perché non sono proprio raggiunti dalla corrente elettrica".
16/11/2017 12:01