Altri due mesi in Kerala per i marò italiani, ma non in carcere
Kochi (AsiaNews) - I marò italiani, detenuti in Kerala con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani, dovranno aspettare più di due mesi prima che il caso giunga a una conclusione. Nell'udienza di questa mattina, l'ultima prima della chiusura estiva, la Corte suprema non ha trattato la questione della giurisdizione, come previsto da programma, rinviando il caso in modo automatico a luglio. Tuttavia, il tribunale ha disposto il trasferimento di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre in una sistemazione alternativa al carcere, conforme al loro status di militari.
Harish Salve, legale in rappresentanza del governo italiano, ha ricordato che tale richiesta di trasferimento era già stata presentata l'8 marzo scorso al governo del Kerala, senza ricevere alcuna risposta in merito. A tale riguardo Gopal Subramaniam, legale del Kerala, ha riferito che le autorità dello Stato non hanno obiezioni a che i marò vengano trasferiti, ma che potrebbero passare quattro settimane per "assicura la giusta protezione" ai due militari.
Intanto, la vita dei familiari di Jelestein e Ajesh Binki, le due vittime, va avanti. "In qualche modo - spiega ad AsiaNews p. Stephen Kulakkayathil, parroco di Quilon, dove vive la famiglia di Jelestein - sperano che i militari tornino a casa il prima possibile". Il parroco è tornato a commentare il tanto criticato accordo extragiudiziario raggiunto con l'Italia. Esso prevedeva il pagamento di 10 milioni di rupie (circa 145mila euro) a ciascuna famiglia. In cambio, queste si sono ritirate dalle cause civili in cui figuravano come parte lesa. P. Stephen sottolinea: "Rappresenta un grande aiuto per queste persone. È un investimento per il futuro dei figli di Jelestein e per le sorelle minori di Ajesh. È stato un bel gesto". (GM)