Altri 260 rifugiati nord-coreani trovano riparo al Sud
È l'esodo più massiccio di nord-coreani. Esperti chiedono un'internazionalizzazione del problema
Seoul (AsiaNews/Agenzie) Totale riservatezza e toni dimessi anche per l'arrivo del secondo gruppo di rifugiati nord-coreani, che salgono a 460 in soli due giorni, episodio senza precedenti in Corea del Sud, abituata ad accogliere poche unità di richiedenti asilo. Diversi esperti ritengono che il Paese da solo non può reggere flussi così massicci di persone e che è necessario il coinvolgimento della comunità internazionale. I fuggitivi arrivati provengono da un Paese terzo che Seoul non ha voluto rendere noto per ragioni di sicurezza forse si tratta del Vietnam - che minacciava di trasferirli in Cina, da dove, con grande probabilità, sarebbero stati rimpatriati in Corea del Nord e quindi condannati ai lavori forzati o addirittura alla morte.
Circa 260 persone si sono aggiunte oggi alle 200 arrivate ieri più della metà sono donne e bambini per il primo massiccio esodo di nord-coreani nella storia della Corea del Sud. Finora, infatti, i rifugiati arrivavano da soli o in coppia, o al massimo in gruppetti di 10 persone.
La situazione è sempre più difficile: il governo sud-coreano, oltre a stanziare risorse finanziarie, deve fare attenzione a non incrinare i rapporti con la Corea del Nord e a non destabilizzare l'equilibrio nella penisola. Secondo il ministro per l'unificazione sud-coreano Chung Dong-young, i rifugiati nel Sud saliranno presto a 10mila (oggi sono circa 5 mila) ed è necessario "rivedere e aggiornare la politica verso di loro". "È necessario internazionalizzare il problema e dividere il lavoro con altri Paesi che accettino una parte dei rifugiati nord-coreani", ha detto un esperto, il prof. Lee Shin-wha, consulente del governo. Secondo il dott. Yoon, esperto di diritti umani, "il governo sud-coreano deve rafforzare le relazioni diplomatiche con i governi dei Paesi terzi, dove si recheranno i rifugiati, in modo da permettere loro un sicuro approdo a Seoul" e "la società sud-coreana deve attuare provvedimenti per adattarsi a un maggiore numero di rifugiati".
I dati ufficiali sud-coreani parlano finora di 5mila rifugiati nord-coreani presenti nel Sud. Il numero è cresciuto a partire dalla metà degli anni '90, quando la produzione agricola nord-coreana ha subito un forte calo e tra il 1995 e il 1997, vi sono stati tra i 2 e i 3 milioni di morti per fame.
I rifugiati, dopo interrogatori e lezioni sulla vita in Corea del Sud, ricevno dal governo sud-coreano un'indennità di assistenza e sistemazione in base alla loro condizione: 35,90milioni di won (circa 25mila euro) per il singolo, 45,55milioni di won (pari a circa 32mila euro) per una famiglia di 2 persone, 55,11milioni di won (pari a circa 39mila euro) per una famiglia di 3 persone, e così via.
Ma la scorsa settimana Seoul ha annunciato notevoli tagli a questi fondi.
I rifugiati nord-coreani scampati alla fame e alla dittatura non hanno vita facile nel Sud. Secondo Andrei Lankov, professore di storia coreana all'Australian National University, tra un terzo e la metà di essi sono disoccupati o relegati a mestieri di basso profilo. (MR)
26/07/2023 11:35