Almeno 2mila dalit si convertono al buddismo, per sfuggire all’emarginazione
In India i dalit sono fuori casta, “intoccabili”, ma dal 1950 secondo il paragrafo n.3 del Constitution (Scheduled Castes) Order solo indù e buddisti godono dello status e dei diritti previsti per i dalit. Al contrario, i dalit convertiti al cristianesimo o all’islam perdono ogni diritto, tra cui quello alla rappresentanza politica. Per questo, la maggior parte dei dalit sceglie di convertirsi al buddismo.
Tuttavia, secondo Sri Vishweshateertha Swamiji, bramino buddista a capo del monastero di Pejavar, questa conversione “non darà alcun vantaggio ai fuoricasta”. Il monaco spiega: “Ad esclusione dei dalit, i buddisti in India sono pochi. La questione dell’intoccabilità è indipendente dalla religione”.
L’attivista indiano Vincent Manoharan, presidente della National Federation of Dalits Land Rights Movement (Nfdlrm) non è d’accordo con Swamiji: “Il buddismo e altre religioni non santificano il sistema delle caste, come accade nell’induismo. Per i dalit, questo è sufficiente per lasciare l’induismo”.
La Nfdlrm si batte da anni per abolire almeno il paragrafo dello Scheduled Castes Order contro i dalit cristiani e musulmani. Manoharan spiega: “Tutti i dalit sono discriminati, come sancito dalla legge del 1950. Ma i fuoricasta cristiani vengono emarginati anche dai cristiani non dalit, che li allontanano per una questione sociale”. E conclude: “I dalit sono segregati, allontanati, umiliati e perseguitati in ogni aspetto della loro vita: sociale, economico, politico e religioso. Finché esisterà questa legge, i fuoricasta cristiani subiranno una tripla discriminazione: da cristiani di altre caste, da non dalit di altre religioni e dal governo”.08/11/2018 12:29