10/03/2007, 00.00
TURKMENISTAN
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All’Internet Cafe con i soldati davanti alla porta

Le promesse fatte dal nuovo governo durante la campagna elettorale sono state “apparentemente” mantenute: nuovi Internet Cafe sono stati aperti ad Ashgabat. Le condizioni? Connessioni che vanno e vengono, pagamento di una quota per entrare e la “compagnia” di soldati armati.

Ashgabat (AsiaNews) – Non è durato molto l’entusiasmo della popolazione del Turkmenistan per l’apertura degli Internet Cafe voluti dal presidente Kurbanguly Berdymukhamedov che aveva incentrato la sua campagna elettorale promettendo di aumentare le possibilità di accedere a Internet. Si sperava che l’apertura di questi Cafe rappresentasse un significativo passo avanti rispetto alla politica repressiva dell’ultimo presidente Saparmurat Niyazov, morto nel dicembre 2006. Niyazov dal 1990, anno d’inizio del suo governo, ha instaurato nel Paese un regime che ha soffocato la libertà di stampa e religione, calpestato i diritti politici e civili, favorito la corruzione. La sua dittatura era basata su un vero e proprio culto della persona: nelle scuole fu reso obbligatorio lo studio del suo libro “Ruhnama” (“Santo”), la propaganda pubblica ne doveva parlare come di un profeta e doveva essere ricordato nella prefazione delle preghiere. Cambiò il nome dei mesi e delle settimane, si fece chiamare Turkmenbashi (Padre e Guida dei turkmeni) e pretese che il periodo della sua reggenza venisse ricordato come il “secolo d’oro”.

 

Nella capitale del Turkmenistan, Ashgabat, gli Internet Cafe che si trovano sulla strada dell’affollato bazar Gulustan garantiscono un accesso libero a Internet anche per le parole straniere, ma - come racconta l’agenzia online EurasiaNet.org - la realtà è diversa. Dopo tre settimane dalla loro apertura ufficiale, si contraddistinguono per una connessione irregolare, le cospicue quote da pagare per accedervi e, “dettaglio” più scoraggiante, per la presenza di soldati all’entrata. All’interno due turkmeni fissano con lo sguardo assente un punto sullo schermo blu di uno degli otto computer del Cafe, mentre il cassiere valuta se e quando potrà esserci una connessione domani. Pochi turkmeni sono consapevoli dell’esistenza del Cafe e molti sono scettici. Per un’ora si pagano 50mila manat, poco meno di 10 dollari in base al cambio ufficiale o, secondo il tasso di cambio del mercato nero, circa 2,50 dollari.

 

Un uomo che lavora nel vicino mercato ha detto “So che c’è un Internet Cafe qui vicino ma non l’ho mai visto”. Un dipendente di un vicino ufficio postale ha suggerito di provare uno dei molti hotel a quattro stelle di Ashgabat, possibilità tuttavia offerta solo ai cittadini stranieri che vi soggiornano e non ai cittadini turkmeni.

 

L’apertura di questi Internet Cafe voleva rappresentare un modo per accelerare il processo di modernizzazione di questo Stato centrale dell’Asia, unico per la sua ricchezza di gas, ma questo desiderio di modernizzazione si è dovuto scontrare con il desiderio, ancor più forte, del governo di mantenere un controllo centralizzato sull’informazione.

 

Stando a quel che si dice il Turkmenistan progetta di assumere esperti tecnici cinesi per installare reti e monitor con lo scopo di utilizzare Internet nel Paese, ma organizzazioni per i diritti umani e media sono critiche nei confronti del regime. I dubbi restano: l’iniziativa può essere destinata a proteggere i turkmeni dall’accesso a siti fuorilegge e osceni oppure può rappresentare una manovra intenzionale per impedire l’accesso ai siti creati da gruppi di rifugiati politici turkmeni.

 

Erika Dailey, direttore del Progetto Turkmenistan di New York che opera sotto il controllo dell’Open Society Institute (OSI), ha detto “Le questioni tecniche e di sicurezza che ruotano intorno all’accesso a Internet costituiranno un provvedimento dell’attuale commissione di governo rivolto a implementare le riforme sociali e quelle inerenti l’educazione che sono state promesse. Ci sono state molte promesse retoriche e osservazioni ottimistiche da parte del presidente Berdymukhamedov, ma riguardano molto le questioni economiche e poco le riforme sociali…”

Secondo il Rapporto 2007 sui diritti umani del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, la compagnia statale Turkmen Telecom, unico Internet service provider del Turkmenistan, non ha registrato un cliente ad Ashgabat dal 2002. La televisione via cavo è vietata dal 2002 e per i turkmeni la televisione satellitare è diventata il mezzo più diffuso per ottenere informazioni sul mondo esterno anche se il costo piuttosto elevato delle antenne ne ha limitato l’utilizzo fuori Ashgabat. Secondo il CIA World Factbook nel 2005 circa 36mila persone, o appena lo 0,7% del totale della popolazione del Paese, aveva un accesso a Internet.

 

Un residente della città di Ashgabat ha commentato “Alcune persone hanno un regolare e facile accesso a Internet, ma questo accade perché lavorano presso aziende straniere. Anche se non si potrebbe utilizzare per scopi personali. Tutti sanno che è controllato”. I soldati che stazionano fuori dagli Internet Cafe di Ashgabat sottolineano la situazione e Dailey ha detto “Questo è il chiaro messaggio per i cittadini su ciò che il governo vuole: le persone non devono utilizzare Internet.”

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