Allawi chiede nuove elezioni sotto l’egida di Onu, Ue e Lega araba
Il leader laico di Iraqiya domanda anche il varo di un governo ad interim per sbloccare lo stallo post-elettorale. Il riconteggio manuale delle schede, voluto da al Maliki non è ancora iniziato. La Commissione di giustizia, che ha escluso 52 parlamentari perché legati al passato di Saddam Hussein non ha copertura costituzionale. Il suo presidente è legato a Teheran.
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) – Nuove elezioni parlamentari da svolgersi sotto stretta osservazione della comunità internazionale. È la richiesta a cui pensa Iraqiya , l’alleanza nazionalista dell’ex premier Iyad Allawi, che ha invocato la formazione di un governo ad interim per guidare l’Iraq nella sua ennesima empasse politica.
In un comunicato diffuso ieri si fa intendere la possibilità di chiedere l’intervento delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea e della Lega Araba per sbloccare la situazione di stallo che si è venuta a creare, fra recriminazioni e atti che stanno bloccando il processo democratico nella fase post-elettorale.
La vittoria a stretta misura di Iraqiya nelle elezioni del 7 marzo scorso è stata subito contestata dall’attuale premier al-Maliki, la cui coalizione a maggioranza sciita ha conquistato solo due seggi in meno del rivale.
Al Maliki ha ottenuto il riconteggio manuale delle schede a Baghdad - che ancora deve essere effettuato - e ha trovato una valida spalla, nel suo progetto di screditare gli avversari, nella “Commissione di giustizia e responsabilità” (la vecchia Commissione Suprema di de-ba’athificazione). Quest’ultima ha deciso di escludere 52 candidati già eletti, per i loro legami con l’ex partito di Saddam Hussein, ora fuorilegge. Tra questi, alcuni appartengono proprio allo schieramento laico di Allawi che annovera fra le sue fila anche politici sunniti.
In un’intervista alla tv al Sharqiya, Allawi ha puntato il dito contro la Commissione - presieduta da Ahmed Chalabi, uomo vicino a Teheran - sottolineando che essa “opera senza copertura legale e costituzionale, il che è inammissibile in qualsiasi Paese che rispetti l’indipendenza delle autorità giudiziarie”. Ha poi concluso: “Certamente quello che sta accadendo è un furto della volontà irachena e della democrazia, che mette a repentaglio la sicurezza del Paese”.
Vedi anche