Allarme sicurezza: giornalista sgozzato a Jhapa, bombe nel centro di Kathmandu
Kathmandu (AsiaNews) - Aumenta il clima di insicurezza in Nepal, nonostante i proclami del governo. Ieri, un gruppo di ignoti ha picchiato e sgozzato un giornalista nel distretto di Jhapa (Eastern Purwanchal). In questi giorni la polizia ha trovato e disinnescato sette ordigni che avrebbero dovuto colpire i principali edifici governativi di Kathmandu.
Trovato morto vicino a un hotel, Yadav Poudel, 38 anni, lavorava per diversi giornali e televisioni, fra cui la Avenues Television e la Rajdhani Dail. Le ragioni dell'omicidio restano ignote. La polizia ha individuato 16 possibili sospettati, che verranno interrogati nei prossimi giorni. Il fatto ha suscitato il panico fra i reporter operativi in aree ad alto rischio. Piu di dieci giornalisti si sono già dimessi dal loro incarico.
La morte di Poudel apre un nuovo dibattitto sulla sicurezza nel Paese, che dopo un anno di relativa calma sta vivendo un nuovo clima di violenze. L'uccisione del reporter giunge a due anni dagli omicidi di Araun Signaniya, ucciso a Janakpur nel marzo 2010, e di Jamim Shah morto a Kathmandu nel febbraio dello stesso anno. Dal 2002 sono13 i giornalisti uccisi in circostanze sospette.
Per i prossimi mesi, le autorità temono un'ondata di crimini e attacchi contro persone e edifici da parte degli estremisti indù e di gruppi criminali contrari al governo laico e democratico. I sette ordigni trovati dalla polizia nel centro di Kathmandu gettano un'ombra sul governo che non sembra in grado di gestire l'emergenza sicurezza. Le bombe erano dislocate nei centri nevralgici della città. Quattro sono state trovate a bordo di mezzi pubblici e in caso di esplosione avrebbero provocato una strage. Nei pressi degli obiettivi le autorità hanno rinvenuto alcuni volantini firmati dal Nepal Communist Party People's War Group, gruppo comunista a tutt'oggi sconosciuto.
Dopo secoli di monarchia e dieci anni di guerriglia, alla nascita della Repubblica nepalese (2006), l'Onu e il governo ad interim hanno elaborato un processo di pace che implica il disarmo delle milizie maoiste e la scrittura di una nuova Costituzione. A tutt'oggi il processo di pace è bloccato e il Paese rischia il collasso economico per le continue diatribe tra maoisti, militari e partiti di opposizione. Il 27 maggio scade il termine per la presentazione della nuova costituzione. Le consultazioni fra movimenti politici e parti sociali sono in corso dal 2008. A causa delle frizioni interne nel parlamento la consegna del documento è stata rimandata sette volte.