Allarme in Giappone: bambini morti per le lezioni di judo
L’associazione di genitori Japan Judo Accident Victims sta sollecitando il governo perché vengano imposte precise norme di sicurezza nel judo delle scuole. L’organizzazione è stata creata nel marzo 2010 da Yoshihiro Murakawa. L’uomo è convinto che il nipotino Koji, 12 anni, sia morto a causa di un allenamento “spericolato”. Murakawa ha dichiarato: “Diversi fattori sono implicati in questo tema. Innanzitutto, molti istruttori sono ignoranti, e non sanno cosa fare quando si verificano incidenti durante le lezioni”. E ha criticato anche quegli insegnanti che trascurano semplici misure di sicurezza, come concedere il giusto riposo ai bambini.
La mamma di Koji aveva avvisato il maestro dei problemi di asma del figlio, al momento dell’iscrizione al corso in una scuola della prefettura di Shiga (regione di Kansai, zona centrale dell’isola di Honshu). Nel 2009, il ragazzino ha perso conoscenza durante un randori (una simulazione di combattimento) condotto con compagni più grandi, nonostante l’evidente stanchezza. Koji è andato in coma, e un mese dopo è morto. Il signor Murakawa denuncia non l’arte marziale in sé, ma una “cultura militare” del judo imposta dai maestri, che tollera pugni e calci come metodo d’insegnamento per impartire una rigida disciplina agli allievi. “I bambini – spiega – per paura di essere picchiati devono rispettare l’allenatore, e non possono chiedere di riposarsi”.
Secondo una ricerca condotta da Ryo Uchida, un professore della Aichi University of Education, dal 1983 almeno 110 bambini sono rimasti uccisi mentre praticavano judo. Tra il 2009 e il 2010, come riportato da un quotidiano locale, altri 13 bambini sono morti. L’ultimo caso si è verificato lo scorso novembre e ha coinvolto un bambino di 6 anni.
Uchida ha specificato: “Il judo è un’arte marziale e uno sport stimolante e molto educativo per la mente. Ma le scuole devono avere e applicare precise norme di sicurezza”.20/02/2021 08:00