Alessio II, speranza ed ostacolo nel dialogo tra cattolici ed ortodossi
di Franco Pisano
Il Vaticano rende omaggio all’opera del patriarca che “in un periodo di grande cambiamento”, ha reso la Chiesa ortodossa russa capace di “fronteggiare le sfide della transizione dall’era sovietica a quella presente” e ne ricorda il “personale impegno” per le relazioni con i cattolici
Città del Vaticano (AsiaNews) – Alessio II ha guidato la Chiesa ortodossa russa “in un periodo di grande cambiamento”, rendendola capace di “fronteggiare le sfide della transizione dall’era sovietica a quella presente” e “non è mai stato messo in dubbio” il suo “personale impegno a promuovere le relazioni con la Chiesa Cattolica, nonostante le difficoltà e le tensioni emerse di volta in volta”. Così il Vaticano, per bocca del cardinale Walter Kasper, ricorda oggi lo scomparso patriarca di Mosca, unendosi “alle gerarchie e ai fedeli della Chiesa ortodossa russa nel raccomandare il Patriarca Alessio all'amore eterno del Padre Celeste”.
E’ contenuto in una breve nota del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani il primo commento vaticano alla scomparsa dell’uomo che dal 1990, quando fu eletto, ha rappresentato per i cattolici ad un tempo una speranza ed un ostacolo. All’indomani della caduta del muro, infatti, la Chiesa cattolica ripose grandi speranze in un possibile riavvicinamento con gli ortodossi russi, resi aspri nel passato dalla questione degli “uniati”, i cattolici di rito orientale. Duramente perseguitati sotto il regime staliniano fino, soprattutto in Ucraina, al loro scioglimento forzato ed alla obbligata confluenza proprio nel Patriarcato, caduto il comunismo, pretesero, a volte con le spicce, la restituzione di quanto era stato loro tolto. Di qui accuse di violenze e, soprattutto, di proselitismo.
In una “Lettera ai vescovi del continente europeo circa i rapporti tra cattolici e ortodossi nella nuova situazione dell'Europa centrale e orientale” del maggio 1991 Giovanni Paolo II scriveva tra l’altro “è ancora il dialogo lo strumento più adatto per affrontare uno scambio fraterno volto a risolvere il contenzioso in spirito di giustizia, di carità e di perdono. I fratelli, un tempo partecipi delle medesime sofferenze e prove, non devono oggi contrapporsi fra loro, ma guardare insieme al futuro che si dischiude con promettenti segni di speranza”.
Da Mosca, infatti, si intensificavano pesanti accuse di proselitismo che imposero anche un decennale fermo ai lavori della Commissione mista tra cattolici ed ortodossi. E arrivò anche il rifiuto a prendere parte al Sinodo che nel novembre di quel 1991 ebbe ad oggetto proprio il cristianesimo nell’Europa che si stava trasformando.
A quella spaccatura, il Vaticano non ha mai smesso di cercare di porre rimedio. Ci sono stati incontri e commissioni, scambi di visite e di doni, ma sostanzialmente durante tutto il pontificato di Giovanni Paolo II non è cambiato nulla. A niente è servita l’enciclica del 1995 “Ut unum sint”, nella quale, tra l’altro, egli proponeva che i responsabili delle Chiese ed i loro teologi si impegnassero con lui in un dialogo su come il papa potesse esercitare il proprio ruolo in un modo che sia accettabile per tutti. A niente il dono alla Russia della Madonna di Kazan, forse la più venerata delle icone del Paese.
Anzi. Quanto meno sollecitate dal Patriarcato ci sono state una serie di leggi, con Eltsin ed anche con Putin, che, negando ai cattolici la qualifica di religione storica in Russia, ne ha fortemente limitato la libertà religiosa. Né sono mai giunti a conclusione i tentativi di organizzare un incontro tra Alessio e Giovanni Paolo II, sebbene quest’ultimo avesse fatto sapere di essere disposto ad accettarlo “ovunque”.
Nota positiva, gli scambi di auguri e saluti, a volte non solo formali, proseguiti tra il patriarca di Mosca ed il Papa, e qualche visita in Vaticano di esponenti dell’ortodossia russa.
Col pontificato di Benedetto XVI le cose sono sembrate migliorare. Ci sono stati alcuni “gesti”, tanto che quest’anno si era ipotizzata la possibilità di un incontro tra Benedetto XVI ed Alessio per l’anno prossimo. Ora tutto dipenderà da chi sarà il nuovo patriarca e dagli accordi che saranno presi al momento della sua scelta. Senza dimenticare il peso che nel Patriarcato hanno le “opinioni” del mondo politico russo.
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