Aleppo, Maristi blu: dalla Primavera araba un inverno di guerra e distruzione
Nabil Antaki: il papa parla di fratellanza, ma molti “trattano la Siria e i siriani come nemici”. Guerra, crisi finanziaria in Libano, sanzioni Usa ed europee, e inflazione hanno innescato una spirale di disperazione. Criticità e povertà diffuse hanno spinto il gruppo cristiano a riattivare la distribuzione di pacchi alimentari.
Aleppo (AsiaNews) - Dalla “Primavera araba tanto lodata dai media occidentali”, i siriani “hanno vissuto un lungo e tremendo inverno”. È quanto scrive il dottor Nabil Antaki, dei Maristi blu, nella 41ma Lettera da Aleppo diffusa in questi giorni a 10 anni dall’inizio della guerra in Siria, nazione “amata e martoriata” come ricordato anche da papa Francesco nei giorni scorsi. Un Paese, prosegue il leader cristiano, “lontano dalla perfezione” prima del conflitto, ma “nessuna ingiustizia, violazione ai diritti umani o riforma mancata può giustificare la distruzione della nostra patria e il sacrificio di generazioni di nostri connazionali”.
“Papa Francesco - ricorda Antaki - ha da poco concluso una storica visita in Iraq che, come la vicina Siria, ha pagato un caro prezzo per l’invasione, l’occupazione e la partizione” perpetrate con un “falso pretesto” da quanti impongono sanzioni e voglio dare lezioni agli altri sui diritti. Il pontefice, prosegue il dottor Antaki, “continua a ripetere che siamo tutti fratelli: dovrebbe essere ascoltato da quanti trattano la Siria e i siriani come nemici”.
La guerra ha distrutto il Paese, le sue infrastrutture, il patrimonio archeologico, scuole, fabbriche e ospedali, ucciso 400mila persone, causato cinque milioni di rifugiati e otto milioni di sfollati interni, spingendone un milione sulle rotte migratorie verso l’Europa e l’Occidente. “Dieci lunghi anni - afferma - un tempo superiore alla durata complessiva dei due conflitti mondiali del secolo scorso. Sofferenze, lutti, povertà, miseria sono diventati il nostro destino [...] l’infanzia dei nostri figli è stata rubata, i loro sogni giovanili svaniti ed è andato distrutto il futuro dei nostri giovani”.
I ribelli, ricorda, affermavano la volontà di stabilire uno Stato di diritto, ma in realtà “si trattava di estremisti islamici” dall’Isis ad al-Nusra “che intendevano abbattere l’unico Stato laico della regione”. Gruppi “armati e finanziati dalle nazioni più arretrate del mondo, dove non esistono democrazia o diritti umani, e sostenuti dai Paesi occidentali” che volevano “sbarazzarsi” di Damasco dopo aver distrutto la Libia e l’Iraq.
Guerra, crisi finanziaria in Libano, sanzioni statunitensi ed europee, inflazione hanno innescato una spirale di disperazione: “Il 70% delle famiglie - racconta - vive al di sotto della soglia di povertà. Senza cibo, prodotti per l’igiene e assistenza sanitaria. Per sopravvivere non restano che le Ong” e “la pandemia di Covid-19 ha peggiorato una situazione già gravissima” e “anche noi Maristi Blu abbiamo pagato un prezzo altissimo con moltissimi i casi tra i nostri volontari o i loro genitori e anche decessi. Abbiamo sofferto molto per la morte del fratello marista Georges Hakim, uno dei nostri pilastri, dopo 15 giorni di ventilazione assistita in terapia intensiva; Margo, la nostra decana, ha trascorso 10 giorni in ospedale con l’ossigenoterapia. Anche mia moglie Leyla a dicembre e io il mese scorso abbiamo contratto la malattia“.
Criticità e povertà diffuse hanno spinto il gruppo cristiano a riattivare la distribuzione di pacchi alimentari, portata avanti fra il 2012 e il 2018 e sospesa nel 2019 perché “convinti che fosse giunto il momento per le famiglie di non dipendere più dagli aiuti e cominciare a vivere col frutto del lavoro”. “La situazione economica attuale - conferma il dottor Antaki - è talmente catastrofica che non sono più in grado di sbarcare il lunario e ci hanno implorato di aiutarle di nuovo con i pacchi di cibo. Lo scorso novembre, abbiamo ripreso la distribuzione mensile dei pacchi alimentari a circa mille famiglie” con cesti da 15 dollari che possono sfamare quattro persone per 10 giorni e “pari all’80% della retribuzione mensile media di un lavoratore”.
Per il leader cristiano, uno di principali ostacoli alla ripresa è costituito dalle sanzioni: “Funzionari europei raccontano che sono mirate per colpire soltanto chi è al potere e i profittatori di guerra e non riguardano farmaci, attrezzature sanitarie o prodotti alimentari. Pura ipocrisia. Se i conti bancari di tutti i siriani sono congelati, come possiamo acquistare i prodotti esenti? In realtà, molti prodotti sono contrabbandati dalla Turchia o dal Libano e venduti al mercato nero a prezzi esorbitanti, impoverendo la popolazione e arricchendo i profittatori di guerra. Avviene esattamente il contrario di quello che sostiene chi ha decretato le sanzioni”.
04/11/2021 11:41