Albina Poshapir, infermiera che trova nella fede la forza di combattere il virus
“La mia fede in Gesù mi ha rafforzato. Il Covid è come una guerra. I pazienti soffrono, gli anziani soffrono. Come infermiere, siamo chiamati ad alleviare le sofferenze dei malati, a servirli gentilmente.
Mumbai (AsiaNews) – L'infermiera cattolica Albina Poshapir è l'assistente caposala nella più grande struttura Covid-19 della città, il Nair Hospital. Situato a Mumbai Central, è stato convertito in struttura COVID-19 e ha 362 letti.
AsiaNews ha parlato con Albina Poshapir che insieme al sovrintendente infermieristico del Nair Hospital è responsabile dei pazienti positivi di Covid e ha anche 617 infermiere sotto la sua responsabilità.
Sr Albina vive a Uttan a due ore di strada dall'ospedale, ma per la pandemia si è trasferita nell’alloggio dell’ospedale per essere sempre disponibile al servizio di pazienti e infermieri.
“A causa della situazione attuale – spiega - non riesco a tornare a casa ogni giorno e ci torno solo ogni 15-20 giorni. Sto lavorando come assistant matron a livello di amministrazione. Nell'ospedale di Nair abbiamo 617 infermiere a rotazione e 91 responsabili di reparto”.
Il Nair Hospital è stato destinato a Covid Hospital. Dobbiamo preparare tutto per questo. In precedenza eravamo un ospedale generale. Ora dobbiamo convertire le nostre strutture in reparto Covid.
“Come parte del mio lavoro quotidiano in questa situazione di pandemia, c’è essere rigorosamente rispettosi di tutti i protocolli e le procedure, tenendo presente tutto, come la sicurezza del personale infermieristico e la sicurezza dei pazienti. Dobbiamo sceglier gli infermieri in base alla capacità del reparto”.
“Oltre ai pazienti, ci occupiamo anche dei nostri infermieri. Per gli infermieri del personale forniamo il kit di dispositivi di protezione individuale (DPI), mascherine N95 e tutti i dispositivi necessari. È importante sottolineare che per il nostro personale infermieristico che soggiorno in ospedale mi assicuro che abbiano una alimentazione nutriente e per coloro che viaggiano per lavoro, ci occupiamo anche del loro viaggio, soggiorno in hotel ecc. Tutto questo è incluso nel nostro servizio come infermieri, come la cura dei nostri pazienti e delle nostre infermiere e deve essere pianificata meticolosamente, con cura e attenzione. Dato che siamo nel lockdown 4, stiamo assistendo a un aumento giornaliero dei pazienti. In precedenza, quando Covid aveva appena iniziato, prendevamo da 3 a 4 pazienti. Da quando il nostro ospedale è stato dichiarato centro Covid abbiamo più di 618 pazienti”.
AsiaNews le ha chiesto in che modo la tua fede cattolica ti aiuta durante questa pandemia a prenderti cura dei pazienti e delle infermiere nonostante i rischi che correte tu e la tua famiglia quando vai a casa?
“Inizialmente, quando i pazienti positivi al Covid hanno iniziato a venire all'ospedale, tutti noi operatori sanitari eravamo molto spaventati. Avevamo paura di come gestire, del distanziamento sociale, dei rischi del contagio. Tuttavia, con ferma fede e preghiere alla Madonna, ho iniziato a incoraggiare i nostri infermieri, dicendo loro di indossare i mezzi di protezione, di tenere le distanze e di usare i disinfettanti. Vorrei anche pregare per la sicurezza delle nostre infermiere. Una volta che i reparti hanno iniziato a riempirsi, ci siamo resi conto che se il paziente è Covid positivo dobbiamo fare del nostro meglio per aiutarlo a riprendersi e servirli con professionalità e anche compassione.
I pazienti con altre malattie come diabete, età, problemi polmonari, ipertensione, problemi cardiaci ecc. hanno difficoltà. Gli altri si riprendono. Spieghiamo alle nostre infermiere di non avere paura. Gran parte del nostro personale è non cristiano. Quindi consiglio loro di non preoccuparsi, incoraggio le nostre infermiere a rimanere positive”.
“Il nostro lavoro non è come gli altri: siamo al servizio dell'umanità, della vita, dobbiamo aiutare i pazienti e allo stesso tempo mantenere le distanze anche per la nostra sicurezza”.
“La mia fede in Gesù mi ha rafforzato. Il Covid è come una guerra. I pazienti soffrono, gli anziani soffrono. Come infermiere, siamo chiamati ad alleviare le sofferenze dei malati, a servirli gentilmente. I pazienti anziani non sanno nemmeno come usare un telefono cellulare e poiché sono positivi, anche i loro familiari sono in quarantena. Non c'è supporto psicologico per loro. Nessuno viene a trovarli. In quel periodo li consoliamo e diciamo loro di non preoccuparsi. Prendiamo i numeri di telefono da loro e chiamiamo i parenti lontani per aiutare con cibo o soldi o qualsiasi cosa desiderino. Noi siamo quelli che interagiscono con il paziente. Siamo il ponte tra pazienti e parenti, forniamo supporto emotivo e psicologico ai pazienti”.
Alla richiesta di AsiaNews di descrivere la sua giornata, ha risposto: “prima di prendere servizio, ogni mattina intorno alle 6.00, prego Gesù e gli chiedo di darci il coraggio e la forza di combattere questo virus. Se sono sana, allora sarò in grado di prendermi cura dei miei pazienti. Quindi chiedo di prendersi cura dei miei pazienti. Quando la nostra giornata termina e la sera vado a letto, prego di nuovo Dio. Ogni giorno, dopo le ore di servizio, partecipo alle messe on-line, prego quotidianamente il Rosario. Gesù e Maria sono stati il mio costante sostegno in questa battaglia contro il virus. Gesù e Madre Maria mi hanno aiutato ad essere un agente di vita per i miei pazienti e anche per le mie infermiere”.
“Quando papa Francesco ha chiamato le infermiere ‘i santi della porta accanto’, mi sono sentita così felice, ero piena di gioia’", ha spiegato ad AsiaNews: “Vedi, durante questo periodo è possibile che l'infezione possa diffondersi anche attraverso le infermiere. Per questo motivo a molte persone non piace essere associate alle infermiere, le trattano come una macchia. Non le accettano nei loro alloggi. Le infermiere vengono molestate. In questi momenti mi sento molto triste. Questo mi ricorda come Gesù fu respinto anche se aveva fatto del bene. Sembra che noi infermiere viviamo esperienze simili. Le persone ci odiano e tuttavia continuiamo a prenderci cura dei pazienti. Tuttavia, quando il Papa ha detto che siamo santi della porta accanto, ho sentito che comprendeva il cuore delle infermiere. Il Papa capisce le sfide della professione infermieristica e ha grande premura per noi. Ho condiviso con molte delle mie infermiere le grandi parole del Papa, anche loro erano tutte sorridenti ed erano molto incoraggiate dal riguardo e dall'affetto del Papa per le infermiere”.
Albina Poshapir è della parrocchia di Nostra Signora del Mare di Uttan, è attivamente impegnata nelle attività parrocchiali, tiene corsi di preparazione al matrimonio e al battesimo. E' segretaria della Catholic Nurses Guild of India e nel novembre 2019, è stata insignita del Pro Life Award dell’Archdiocesan Human Life Committee (AHLC)