Al via lo sciopero in un terzo stabilimento Honda
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – I lavoratori di un terzo stabilimento della Honda hanno incrociato ieri mattina le braccia: chiedono un aumento di stipendio, subito dopo che gli operai della prima fabbrica hanno ottenuto maggior denaro in busta paga. I dipendenti della Honda Lock di Xiaolan a Zhongshan, nella provincia meridionale del Guangdong, producono principalmente portiere e serrature per le autovetture.
Gli scioperanti sostengono di essere stati picchiati dalla polizia locale, chiamata dalla dirigenza subito dopo l’annuncio del fermo dei lavori. I circa 1.500 dipendenti sembrano essersi fermati tutti insieme: i giornalisti che si sono recati sul posto per indagare sono stati cacciati dalla polizia, e il governo ha censurato le pagine internet che riportavano commenti sull’accaduto.
E’ il terzo sciopero che colpisce nell’ultimo mese uno stabilimento Honda. Il primo si è concluso lo scorso 4 giugno, dopo due settimane di stop dei lavoratori nel settore manifatturiero di Foshan: gli operai hanno ottenuto un aumento di 500 yuan. Il loro successo sembra aver convinto i colleghi della Fengfu a proclamare anche loro uno sciopero, iniziato 4 giorni fa: un portavoce della fabbrica dice che è stato raggiunto un accordo e sostiene che la produzione riprenderà oggi.
Nel frattempo, la Cina si interroga su questo nuovo fenomeno. Anche se sulla carta esiste un sindacato unitario, esso è dominato dal governo, che impedisce la creazione di vere unioni dei lavoratori. Ma questo, sottolineano gli analisti, “non può durare: senza paghe oneste e orari di lavoro sopportabili, la produzione si fermerà”.
Oltre a sottolineare le incongruenze di un governo che propaga le teorie marxiste ma poi le schiaccia sotto un capitalismo sfrenato, docenti e giornalisti chiedono sempre più spesso a Pechino di intervenire per rispondere in maniera positiva alle richieste dei lavoratori. Oramai, dicono, “l’uso della violenza e la repressione della polizia non bastano più”.