09/06/2011, 00.00
COREA DEL NORD - CINA
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Al via la zona economica speciale: "Ora saremo schiavi della Cina"

di Joseph Yun Li-sun
Grande cerimonia, questa mattina, per il taglio del nastro del complesso sino-coreano di Hwanggeumpyeong. La popolazione spera in una migliore crescita economica, ma teme di finire per sempre sotto il tallone di Pechino.
Seoul (AsiaNews) - Un gruppo di dirigenti cinesi ha firmato questa mattina l'accordo che istituisce la zona economica comune con la Corea del Nord presso l'isola di Hwanggeumpyeong. Pechino e Pyongyang si erano accordati per aprire questo complesso nel corso dell'ultima visita di Kim Jong-il in Cina: dopo l'isola sarà il turno della provincia di Rajin-Sonbong, l'altro complesso che ospiterà investimenti cinesi e manodopera coreana. La popolazione locale, dicono alcune fonti, è contrastata: da una parte c'è l'interesse per la ripresa dell'economia; dall'altra il timore di finire "schiavi della Cina".

La Corea del Nord ha ufficializzato la decisione di aprire le zone sino-coreane nel corso dell'Assemblea suprema del Popolo dello scorso 6 giugno. L'accordo è stato ideato da Hu Jintao che, sempre secondo una fonte di AsiaNews, "l'ha imposto al dittatore coreano. La Cina vuole disperatamente vedere una Corea del Nord più stabile e meno incline ad azioni militari senza controllo. Per questo punta sugli investimenti". Proprio per questo motivo, prima di raggiungere Pechino il "Caro Leader" del Nord si era fermato nei pressi di Shanghai per un colloquio con Jiang Zemin, presidente cinese al tempo delle liberalizzazioni economiche.

Una fonte del DailyNk, che viaggia regolarmente fra la cinese Dandong e la provincia nordcoreana di Shinuiju - dove si trova la nuova zona economica - spiega: "L'atmosfera è abbastanza buona. Si parla di investimenti di larga scala da parte di investitori cinesi, e questo non può che far del bene ai locali". La stragrande maggioranza della popolazione nordcoreana, secondo stime dell'Onu, vive sotto la soglia dell'assoluta povertà: meno di un dollaro americano al giorno per la sopravvivenza.

Secondo il piano, gli investitori stranieri saranno ammessi all’interno delle due aree e potranno assumere (o licenziare) gli operai nordcoreani ognuno secondo i propri canoni. Interpellata il giorno della firma dell'accordo fra i due leader, una fonte di AsiaNews aveva detto: “Belle parole e basta. In pratica, in quelle aree non sarà concesso nulla a nessuno: si tratta di una foglia di fico del Nord, che vuole convincere il mondo di volersi aprire al mercato. Secondo me, invece, a lavorare in quelle zone saranno i dissidenti che Pechino vuole levarsi di torno”.

Oggi, la stessa fonte aggiunge: "La rapidità con cui hanno aperto il complesso mi lascia perplesso. Non vedo cosa possa essere stato costruito in dieci giorni. In ogni caso, il timore dei nordcoreani è quello di finire schiavi della Cina. Una possibilità più che concreta: la Cina è arrivata a un punto in cui è costretta a delocalizzare le proprie industrie, dato che inquinamento e prezzo del lavoro iniziano ad aumentare anche lì. La Corea del Nord è il posto perfetto dove farlo".

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