Al via l'Assemblea patriottica cinese: per una Chiesa indipendente, che resista al Vaticano
di Zhen Yuan
Molti vescovi sono stati deportati per farli partecipare al raduno. Presenti due vescovi le cui ordinazioni sono illecite. Elogio del Partito comunista che “rispetta la religione dei cattolici”. A Hong Kong Giustizia e pace accusa le violazioni alla libertà religiosa e chiede la liberazione di due vescovi e alcuni sacerdoti in prigione.
Pechino (AsiaNews) – L’Ottava Assemblea nazionale dei cattolici cinesi è cominciato quest’oggi pomeriggio nella capitale, presso lo Youyi Fandian (Friendship Hotel), nel distretto di Haidian (nord di Pechino). Il tema del raduno è roboante: “Sostenere i principi per una Chiesa patriottica indipendente, resistere alle forze esterne alla nazione e unire tutto il clero e i cattolici per camminare sul sentiero della società socialista”.
Nel gergo comunista cinese, “indipendenza” significa autonomia e distacco da Roma; “forze esterne” significano il Vaticano e la Santa Sede che, esercitando il loro ministero ecclesiale, per l’Associazione patriottica (Ap) e il governo compiono “un’influenza indebita” e “coloniale” sulla Chiesa cinese.
I lavori sono iniziati con una sessione di apertura presieduta dal laico Antonio Liu Bainian, vicepresidente dell’Ap. Mons. Fang Xinyao di Linyi (Shandong) ha fatto il discorso introduttivo, il vescovo Ma Yinglin di Kunming (Yunnan) ha svolto una relazione sui lavori di questi anni; il vescovo Zhan Silu di Mindong (Fujian) ha spiegato le revisioni in atto delle costituzioni dell’Ap e del Consiglio dei vescovi. Ma e Zhan sono entrambi vescovi illeciti, la cui ordinazione e insediamento sono avvenuti nel 2006 e 2000.
Nella Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi si afferma che l’ Ap e il Consiglio dei vescovi – come pure la stessa Assemblea – sono organismi i cui scopi sono “inconciliabili” con la fede cattolica. Per questo fin dal marzo scorso il Vaticano ha chiesto ai prelati di non parteciparvi. L’Assemblea era stata rimandata per almeno quattro anni perché i vescovi ufficiali, in obbedienza alle indicazioni della Santa Sede, hanno sempre rifiutato di prendervi parte.
Secondo l’Amministrazione statale degli affari religiosi (Asar), i partecipanti all’Ottava Assemblea sono 341: fra questi vi sono 64 vescovi, 162 preti, 24 suore e 91 laici. Fino ad ora non si sa se il numero 64 indica i vescovi invitati o i reali partecipanti.
Come già riportato da AsiaNews, diversi vescovi, per evitare di essere trascinati a Pechino, si sono nascosti o si sono dati per malati. Altri sono stati presi di forza da rappresentanti governativi e trascinati all’Assemblea contro il loro volere. Altri ancora, che sapevano di non poter sfuggire, hanno accettato di venire a Pechino, ma hanno deciso di non concelebrare le messe all’Assemblea, essendo presenti alcuni vescovi scomunicati.
Alla cerimonia di apertura hanno preso parte anche Zhu Weiqun, del Fronte Unito, e Wang Zuoan, direttore dell’Asar. Nel suo discorso, Wang ha elogiato il Partito comunista e il governo cinese che rispettano la religione dei cattolici e difendono i loro legali interessi. Erano presenti pure leader delle organizzazioni protestanti, buddiste, taoiste e musulmane.
A Hong Kong, membri della Commissione Giustizia e pace della diocesi hanno protestato davanti all’ufficio dei Rapporti fra Cina e Hong Kong (China’s Liaison Office). I dimostranti hanno sottolineato che l’assemblea in corso a Pechino per tre giorni è contro il diritto canonico e mina la libertà e la vita della Chiesa cattolica in Cina.
Essi hanno ricordato che per preparare l’assemblea, le autorità hanno esercitato violenze e pressioni, coartando vescovi e laici, tenendoli in isolamento o agli arresti e
Violando la libertà religiosa e i diritti dei cattolici cinesi.
La Commissione ha anche domandato che siano liberati alcuni vescovi e sacerdoti detenuti. Fra questi essi ricordano mons. Su Zhimin, p. Lu Genjun, p. Ma Wuyong, p. Liu Honggeng, tutti di Baoding insieme a mons. Shi Enxiang di Yixian.
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