Al via i colloqui per la nuova costituzione irakena
La scadenza per l'elaborazione del testo è il 15 agosto. Tra i punti all'ordine del giorno, l'autonomia dei curdi e il rapporto fra lo Stato e le religioni.
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) Il 15 agosto scade il termine fissato per la nuova costituzione irachena. Ieri si è tenuto il primo di una serie di incontri serrati fra i leader politici irakeni, a casa del presidente Jalal Talabani curdo a Baghdad.
Sul tavolo vi sono una serie di questioni ancora irrisolte: lo status del Kurdistan irakeno, i rapporti fra le religioni e lo Stato; la ripartizione delle ricchezze petrolifere fra lo Stato e le regioni; la lingua; il nome ufficiale da dare al Paese e i diritti delle donne. I curdi, la seconda forza parlamentare dopo gli sciiti, sostengono l'idea federalista sulla scia dell'autonomia amministrativa di cui hanno iniziato a godere nel 1991, dopo la Prima Guerra del Golfo. Per questo la "Repubblica Federale d'Iraq" è il nome che i rappresentanti curdi vogliono dare al Paese. I curdi, inoltre, chiedono la riannessione alle loro province di Kirkuk, città ricca di petrolio "arabizzata" da Saddam Hussein (ipotesi alla quale si oppongono gli iracheni di etnia araba, sciiti e sunniti). Tra le altre richieste dei curdi vi è il riconoscimento ufficiale del curdo accanto all'arabo come lingua ufficiale.
Tra gli sciiti il primo gruppo religioso del Paese dell'Alleanza Unita Irachena c'è chi sostiene l'idea di una "Repubblica Federale Islamica d'Iraq" con l'arabo come unica lingua ufficiale e l'islam come fonte costituzionale di prim'ordine. Diverse sono le posizioni fra gli sciiti stessi: da chi sostiene l'idea di una repubblica islamica, come il Consiglio Superiore della Rivoluzione Islamica, a chi ha posizioni molto più moderate, come il premier Jafaari e il suo predecessore Allawi. La volontà di un Iraq in cui l'Islam abbia un ruolo importante (ma non unico) è stata espressa nei giorni scorsi anche dall'ayatollah Alì Sistani di posizioni moderate in un incontro con il premier Jafaari.
Per quanto riguarda i sunniti il secondo gruppo religioso dopo gli sciiti essi soffrono di una forte frammentazione politica. Sono tornati al tavolo costituzionale dopo averlo lasciato per protesta contro l'assassinio di 3 loro rappresentanti nella commissione che redige il testo, il 19 luglio all'uscita di un ristorante della capitale. Tra le proposte in campo, i sunniti sostengono la necessità di trattare l'ipotesi federalista eventualmente solo dopo il ritiro degli americani, a costituzione già approvata, come dichiarato da Kamal Hamdan, rappresentante sunnita al parlamento nazionale.
I cristiani, che rappresentano il 3% della popolazione (solo l'1% degli irakeni sono cattolici battezzati) sono rappresentati da 2 dei circa 70 commissari che stanno elaborando la costituzione. Essi lavorano insieme ad altre personalità laiche - contro l'ipotesi di uno Stato confessionale. Mons. Rabban al Qas, vescovo di Amadiyah e di Arbil, in una recente intervista ad AsiaNews ha dichiarato che "la presenza dei curdi e quella dei sunniti saranno un freno a qualunque repubblica islamica".
Il presidente Talabani ha dichiarato che degli incontri fra i leader politici iniziati ieri "continueranno fino a che non raggiungeremo un accordo comune".