Al-Maliki: stop alle azioni militari contro le milizie sciite
Il premier iracheno spera ancora una volta in una risposta positiva delle milizie al suo ultimatum di consegnare le armi. Ma la possibile normalizzazione di Bassora rappresenta la vittoria solo per uno degli attori in Iraq: il regime di Teheran.
Baghdad (AsiaNews) - Il primo ministro iracheno Nuri al-Maliki ha ordinato oggi alle forze governative di interrompere arresti e retate in tutto il Paese contro chiunque risulti armato, che nei gorni scorsi aveva portato all'arresto di molti miliziani sciiti e innescato scontri nel sud del Paese. Iniziati il 25 marzo, gli scontri a Bassora tra i militari e l’Esercito del Madhi - la milizia personale dell'imam radicale Moqtada al-Sadr - si sono estesi anche ad altre aree del paese a presenza sciita. E' la terza volta in meno di 15 giorni, la seconda dall'inizio della settimana, in cui Maliki ordina di fermare gli attacchi agli insorti. In totale, rende noto il ministero degli Interni, l’offensiva nel sud ha causato la morte o il ferimento di 900 miliziani e l’arresto di altri 300.
La decisione del premier mira probabilmente a facilitare la resa di chi volesse rispondere all’ultimatum del governo. Questo sarebbe dovuto scadere il 29 marzo, ma è stato poi prorogato all'8 aprile. Per il giorno seguente, al-Sadr ha indetto una marcia di protesta a livello nazionale contro la presenza degli Stati Uniti in Iraq; la partecipazione all'iniziativa è stata estesa a tutti i cittadini, al di là dell’appartenenza religiosa o etnica. Analisti vi leggono l’inizio di campagna elettorale in vista delle amministrative di ottobre, dove i sadristi sono convinti di vincere. Allo stesso tempo avvertono che un ritorno alla calma a Bassora, come pure i richiami moderati del religioso sciita - che invita a deporre le armi - non rappresentano un “successo” per il governo di Baghdad. Piuttosto confermano ancora una volta l’influenza del regime iraniano nella zona. Secondo Asia Times, l’unica vittoria è quella di Teheran: a Qom il capo delle Guardie rivoluzionarie ha mediato tra una delegazione di politici iracheni e le milizie sciite e a Qom da mesi si rifugia il radicale al-Sadr, sotto l’ala protettrice dei mullah. Interpretazione che trova conferma oggi nelle parole di Abdul Aziz al-Hakim, figlio del presidente del Supremo consiglio islamico iracheno, la formazione sciita alleata chiave del governo.
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