Ahmadinejad tra minaccia di sanzioni, clientelismo e populismo
Oggi il rapporto dell'Aiea sul programma nucleare di Teheran, forse l'unico argomento sul quale la società iraniana è unita. Arrivato al potere con l'appoggio di milizie e Guardiani della rivoluzione, l'attuale presidente tutela la sua clientela clerico-militare. Il suo vero potere è la retorica islamica e antioccidentale. Donne allo stadio, ma non possono portare a spasso il cane.
Teheran (AsiaNews) - Ahmadinejad è noto all'estero come un hardliner provocatorio. E oggi la comunità internazionale si troverà a giudicare la sua sfida maggiore. Il rapporto del direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Mohamed El Baradei, sul programma nucleare iraniano, sarà infatti consegnato al Consiglio di sicurezza dell'Onu e contemporaneamente al Consiglio dei governatori dell'Aiea. Secondo diplomatici, il rapporto dovrebbe affermare che Teheran non ha rispettato le richieste dell'Onu e dell'Aiea riguardo alle attività di arricchimento dell'uranio. L'Occidente, Stati Uniti in testa, potrebbe cominciare a parlare di sanzioni.
Per Ahmadinejad sarà un momento cruciale sul piano internazionale, ma non su quello interno, visto che sul "diritto" al nucleare sembrano concordare tutte le componenti della società iraniana.
Non è così per gli aspetti interni della sua politica. Da candidato populista, aveva promesso di porre sulla tavola dei poveri il denaro del petrolio e si lasciava fotografare nelle strade di Teheran con la scopa in mano. Davvero vive nella frugalità e la sua figura contrasta con quella dell'ayatollah Rafsanjani, l'uomo più ricco dell'Iran, simbolo della corruzione onnipresente nella Repubblica islamica. L'elezione d'Ahmadinejad è stata ottenuta prima di tutto contro Rafsanjani.
Infatti, il denaro del petrolio era già da anni sulla tavola dei poveri: prezzi sovvenzionati, economia dipendente dai petrodollari e controllata al 70 % da enti statali, ecc. Ahmadinejad non ha fatto uso della scopa per lottare contro la corruzione, ma piuttosto per ringraziare la clientela che l'ha portato al potere, vale a dire, le milizie Bassij ("volontari") e i cosiddetti Guardiani della rivoluzione. Migliaia di ufficiali o di impiegati di compagnie statali o semi statali hanno perso o ottenuto un posto. Le milizie hanno ritrovato un ruolo attivo, ad esempio nelle dimostrazioni violente contro ambasciate straniere durante la polemica sulle caricature di Maometto. Ahmadinejad ha anche dato un ruolo maggiore a queste forze, sia nelle recenti manovri militari nel golfo Persico, sia nella repressione delle violazioni della legge islamica.
Ma la Guida suprema Khamenei ha controbilanciato il limitato potere presidenziale, donando a Rafsanjani e ad altri candidati vinti nelle elezioni contropoteri importanti. Il sistema iraniano non è piramidale. Ahmadinejad non gode della fiducia e dell'appoggio del Parlamento (anche se la maggioranza ha le stesse idee) e non ha poteri decisionali nella questione nucleare. A lui rimane, oltre al potere di promuovere e sommuovere, la funzione tribunizia della retorica. Ne ha fatto uso in modo clamoroso. I suoi discorsi rivoluzionari e provocatori piacciono alla sua clientela clerico-militare: nella speranza di diventarne il vero capo, Ahmadinejad ne è divenuto l'alleato, l'emblema e il portavoce. Portavoce anche dell'islamismo anti-occidentale in vari Paesi del mondo.
Adesso, Ahmadinejad fa sapere al mondo intero che si rallegra dell'alto prezzo del petrolio, disdegna il Consilio di Sicurezza e la comunità internazionale, condanna l'Occidente nell'affare delle caricature, nega l'Olocausto
Questa retorica interessa e convince il 20 o 30 % della popolazione devota e legata al regime, ma è indirizzata prima di tutto verso il mondo esterno. La reazione dei Paesi occidentali può essere strumentalizzata dal regime iraniano a prova che c'è davvero un complotto sionista mondiale contro l'Iran. La gente che in maggioranza non approva i discorsi di Khamenei, Rafsanjani o Ahmadinejad si sente assai facilmente offesa nella fierezza nazionale se il mondo fa troppe critiche o troppa pressione sull'Iran.
In quest'ambito, il dossier nucleare è probabilmente l'unico oggetto di quasi consenso nella società iraniana e pure per alcuni esiliati. Per la gente è un punto d'onore, di prestigio. Per il regime, si tratta anche di una salvaguardia. Il fatto che l'Iran crea tanti dibattiti e pure paura a livello mondiale è già un bel successo Al contrario di altri Paesi che varcano discretamente la soglia del potere nucleare militare, l'Iran fa rumore, fa confusione. Si parla di "diritti inalienabili" o di "double standards" ma la bomba nucleare che davvero disturba ed umilia gli Iraniani è forse quella Pakistana, "islamica", più di quella Israeliana.
Davanti alla stampa internazionale, il 24 aprile, Ahmadinejad ha affermato: "L'era della fiducia in arme e arsenali militari è dietro di noi, il periodo attuale e marcato dall'intellettualismo, la letteratura e la cultura L'Iran è contro tutti tipi di armi, siano chimiche, batteriologice, nucleari e non nucleari, e considera che sono contraddittorie verso la cultura dei divini profeti e dannose per la comunità internazionale". Però, le armi non nucleari, l'Iran le ha, le conserve e le sviluppa. Non c'è motivo per sorridere di questo discorso. Dietro Ahmadinejad, ci sono scuole ideologiche estremiste e pensatori come Ahmad Fardid o l'ayatollah Mesbah-Yazdi, che esaltano la violenza ed un messianismo sciita, nella speranza di una catastrofe tale da far apparire l'"imam nascosto".
Più che le provocazioni anti-occidentali, la vera fonte di preoccupazione dovrebbe essere la "spiritualità" apocalittica che probabilmente fonda e fonderà le decisioni del regime clerico-militare iraniano.
Aneddotica sembra la tartuferia, pure brutale, delle misure pubblicate qualche giorno fa. Un nuovo regolamento di polizia prevede la carcerazione per dieci giorni o il pagamento di multe tra 50 e 300 euro per donne che non nasconderanno completamente i capelli sotto il velo, avranno abiti "indecenti" o porteranno a guinzaglio il cane in strada. Altra novità, saranno puniti i tassisti che prenderanno a bordo delle loro auto donne vestite indecentemente e i negozianti che venderanno questi vestiti. Finora, questo tipo di misure non è mai stato applicato totalmente, perché il regime non lo può. Due giorni dopo la loro pubblicazione, Ahmadinejad stesso ha avuto parole melliflue per far l'elogio del velo islamico e sulla necessità di un approccio piuttosto educativo e progressivo in queste materie. La relativa debolezza del regime diviene una garanzia di stabilità. La gente gode di spazi di tolleranza, di respiro, ma si sente un po' minacciata, se non colpevole.
Il 24 aprile, Ahmadinejad ha sorpreso il mondo e rallegrato l'Iran con un'idea nuova e d'attualità (si pensa ai mondiali in Germania), autorizzando le donne iraniane ad entrare negli stadi di calcio. "Contrariamente alla propaganda di alcuni afferma - l'esperienza insegna che la presenza in massa di famiglie e di donne nei luoghi pubblici porta la moralità in quei luoghi". E aggiunge, a proposito delle tifose: "verranno loro riservati i posti migliori sulle tribune". Infatti, è già successo qualche volta che alcune donne abbiano imposto la loro presenza in stadi iraniani. La misura d'Ahmadinejad dimostra la sua intelligenza tattica, ma anche i limiti delle possibilità degli islamisti per imporre la loro volontà sulla società iraniana.
In Iran, ci sono parecchi brevi "carnevali": i giovani (2/3 della popolazione ha meno di 30 anni) escono nelle strade per metà della notte, fanno rumore, "dimenticano" pure talvolta il velo islamico. Succede quando la nazionale di calcio vince o per il capodanno iraniano, attorno al 21 marzo, con molti tradizioni zoroastriane antichissime e molto popolari.
Fanatico, Ahmadinejad è anche un tattico e un populista, preoccupato dalla "propaganda di alcuni" contro lui e la sua promessa di ritornare ai valori della rivoluzione islamica nel 1979. In realtà, quando deve essere flessibile, il regime iraniano lo è. Quando può annichilire l'avversario, lo fa senza vergogna. In febbraio, uno sciopero degli autisti a Teheran è stato represso in segreto e con la massima brutalità, usando pressioni fisiche pure sulle mogli e sui figli dei leader sindacali. Ahmadinejad, l'amico degli umili, dei poveri, non ha scrupoli. La gente lo sa: il regime ha la potestas, l'auctoritas non c'è. Eccetto forse se le pressioni esterne non corrispondono alla dose giusta.