20/12/2005, 00.00
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Ahmadinejad proibisce la musica occidentale e scampa ad un attentato

La censura del governo di Tehran si è abbattuta su televisione e sale cinematografiche. Intanto, nel paese si susseguono conferme e smentite su un attentato al convoglio presidenziale nella provincia del Sistan e del Balochistan

Tehran (AsiaNews/Agenzie) – Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, in una decreto ufficiale diffuso ieri dal governo, ha vietato a tutte le emittenti televisive iraniane di trasmettere ogni genere di musica occidentale non consona alla dottrina islamica e allo spirito della Rivoluzione. Le televisioni potranno mandare in onda solo "temi rilassanti e memorabili della musica della rivoluzione".

La scure della censura presto si abbatterà anche sulle sale cinematografiche del paese. Una nota diffusa dal governo alcune settimane fa, infatti, vieta la proiezione di tutti i film di produzione occidentale perché diffondono "una cultura corrotta" nelle menti dei giovani iraniani. Questi nuovi provvedimenti seguono la linea ideologica tracciata dal'Ayatollah Khomeini, il padre della Rivoluzione islamica iraniana, che sulla base dei principi coranici iconoclasti, vietò la diffusione della cultura e dei prodotti occidentali e tradizionali, visti come una reale minaccia per l'integrità morale delle giovani generazioni.

Intanto, secondo il quotidiano iraniano Jomhouri Islami, il 14 dicembre scorso il convoglio presidenziale sarebbe stato attaccato a colpi di arma da fuoco nel provincia sud orientale del Sistan e del Balochistan, una delle più arretrate del paese e attraversata da intensi traffici di contrabbando e di droga proveniente dall'Afghanistan. L'attentato, sempre secondo il giornale iraniano, sarebbe avvenuto sull'autostrada che collega Zabol e Saravan e avrebbe provocato la morte di una guardia del corpo del presidente e di un autista del convoglio. Smentite e conferme ufficiali sono state diffuse ieri da Tehran, sulla reale portata dell'attentato. In una nota diffusa dal governo, infatti, le autorità iraniane sostengono che al momento dell'attacco il presidente Mahmoud Ahmadinejad non era presente ma stava tenendo un discorso nella città di Zahedan che si trova a circa 250 km dal luogo dell'attentato.  Tehran sostiene che non si è trattato di un tentativo di assassinio del presidente ma soltanto di un'azione di alcuni "banditi" locali contro una pattuglia di ricognizione della guardia presidenziale.

Al di là di questo singolo episodio, cresce nel paese il malcontento dei religiosi islamici moderati che in questi giorni hanno criticato aspramente la svolta oscurantista imposta dal neo presidente Mahmoud Ahmadinejad. L'ex presidente, l'ayatollah riformatore Mohammed Khatami e l'Ayatollah Ioussef Saanei hanno dichiarato nei giorni scorsi di voler fare tutto quanto in loro potere per informare la popolazione sull'utilizzo politico di una visione deviata dell'Islam e della superstizione popolare da parte dell'ultraconservatore Mahmoud Ahmadinejad.

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